Il Cagliari e il Napoli. Tra quella dozzina di squadre che l’hanno avuto allenatore ci sono pure loro. Una panchina lunga trentott’anni e 1278 partite, quella di Carletto Mazzone. Nessuno come lui: un pozzo senza fine d’emozioni e di ricordi. Tanti belli, qualcuno, invece, amaro.
Il più amaro sor Carletto?
«Napoli. Sì, proprio quello che mi lega al Napoli. C’ero arrivato con tanto entusiasmo e tanta voglia di far bene e invece dopo quattro sconfitte di fila mi trovai di fronte ad una scelta: restare o andare via? Andai via. Mi dimisi. Una soluzione giusta, in linea con il mio carattere, ma pure amara assai».
E anche improvvisa. Inattesa.
«E’ vero. Nonostante quelle quattro sconfitte, ma anche una vittoria in coppa Italia con la Lazio, la gente di Napoli continuava a dimostrarmi stima e affetto. Anche la proprietà del club mi pregò di non andare via, ma non cambiai la mia decisione. Che tristezza, però. Un pubblico appassionato come quello di Napoli, infatti, l’ho trovato solo a Roma».
E il Cagliari, invece, che cosa le fa tornare in mente?
«Lì ci sono stato e ci sono pure ritornato. Tre stagioni in tutto. Non andò tutto liscio, è vero, ma in Sardegna ho vissuto anche bei momenti. Quale giocatore ricordo volentieri? Tutti. Però, forse, un po’ più degli altri Francescoli: che bel calciatore. E che signore!»
Domani sera Cagliari e Napoli se la vedranno in campo. Come se l’aspetta questa gara?
«Il Napoli lo vedo favorito. Intendiamoci: quando dico favorito non vuol dire che è scontata la vittoria, questo grazie a Dio nel calcio non esiste, ma rispetto al Cagliari, tecnicamente il Napoli porta in campo valori superiori. Comunque sia, mi aspetto una bella partita. Anche perché il Napoli torna rinvigorito dal successo in Svezia, mentre il Cagliari viene da un bel pari a San Siro contro l’Inter».
Quindi?
«Quindi risultato incerto, ma Napoli favorito nonostante l’assenza di quel mostro che è Cavani».
Giusto, Cavani. Vuole aggiungere qualcosa?
«E che c’è da aggiungere amico mio. E’ sotto gli occhi di tutti: un calciatore straordinario, un atleta esemplare. Ha tecnica e personalità. E’ un attaccante moderno e completo perché partecipa al gioco della squadra: fa il difensore, regala assist e, ovviamente, fa un sacco di gol. Insomma, è tra quelli che fanno la differenza».
Lo paragonerebbe a qualcuno del passato?
«Sì. Per tecnica, corsa, fisicità, tiro, eleganza, qualità e importanza per la squadra mi fa tornare in mente Antognoni. Uno straordinario campione pure lui».
Torniamo al campionato. Anzi, alla classifica: così com’è, è davvero lo specchio dei valori messi in campo?
«Beh, da quello che s’è visto sino ad ora direi che non è bugiarda: la Juve ha qualcosa più degli altri; l’Inter sta facendo una fantastica rimonta e il Napoli si conferma squadra da primi posti».
Si sbilanci, caro signor Mazzone: tra queste tre lei per chi tifa?
«Mi piacciono tutte. Però, se devo essere sincero come sono sempre stato in vita mia, beh, allora l’ammetto: faccio il tifo per la Juve. E sa perché? Per un questione d’affetto e d’amicizia: Antonio Conte è stato mio giocatore a Lecce per quattro stagioni, due di B e due di A. C’è qualcosa di male se, pur apprezzando molto le altre formazioni, faccio il tifo per Antonio?»
Quindi, per il Napoli addio speranze di scudetto. E’ questa la “sentenza”?
«Mi dispiace ma è così. Per lo scudetto il Napoli non ce lo vedo ancora. Certo, ogni anno fa meglio dell’anno precedente e molti calciatori che l’Europa del pallone l’avevano vista solo da spettatori ora la stanno praticando ricavandone grandissima esperienza, ma anche in questa stagione per il titolo vedo la Juventus un passo avanti agli altri. A tutti gli altri».
Il Napoli che in avvio di stagione ha messo il campionato davanti all’Europa League farebbe bene a cambiare rotta e opinione?
«Ma siamo sicuri che il Napoli abbia preferito o preferisca un obiettivo a un altro? Sa quante volte noi allenatori raccontiamo cose che non sono vere? Spesso si dicono bugie solo per provare ad allentare le pressioni sulla squadra. No, sono convinto che il Napoli abbia intenzione di andare il più avanti possibile in entrambe le manifestazioni».
Magari sfruttando il mercato di gennaio per portare in campo, là dove serve, un po’ di qualità. Lei che ne pensa?
«Questo non lo so. O, meglio, non mi permetto di entrare nel merito di discorsi che spettano ad altri e che meglio di me possono sicuramente fare il club e l’allenatore che ha la squadra sott’occhio tutti i giorni. Comunque, non v’è dubbio che il mercato d’inverno possa servire a migliorarsi. A patto, si capisce che a metà campionato si trovino nelle liste di trasferimento calciatori davvero in grado di fare la differenza. Ma su questo, salvo casi rari, ho avuto sempre molte perplessità».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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