Il discorso di Mazzarri non è come il discorso del re. Eppure, il tecnico di San Vincenzo nel primo giorno ad Appiano Gentile indossa l’abito più elegante e si accomoda stringendo tra le mani un foglio degli appunti. Proprio in stile José Mourinho, la cui anima qui in casa Inter aleggia minacciosamente e costantemente (chiedere a Benitez informazioni). «Rispetto dei ruoli e delle persone». «Del mercato parlo solo con la società» e altre cose di questo genere, giusto per non perdere il ritmo e il filo di quello che ha da dire.
Chissà che sensazioni per l’ex tecnico del Napoli a ritrovarsi nell’attico dei club più prestigiosi del mondo dove, sia chiaro, non si è introdotto indebitamente. E qui pare già sentirsi perfettamente a suo agio. Tecnico preparatissimo e uomo intelligente, 51 anni immolati al pallone, Mazzarri ama le sfide. E le provocazioni. Eccolo presentarsi spulciando per l’appunto tra gli appunti dell’unico foglietto che stringe tra le mani e che ricorda quelli con cui spesso, a Castelvolturno, si presentava il sabato mattino per esaltare il suo Napoli e se stesso. «Il lavoro è sacro, voglio vedere la sopportazione al sacrificio», le prime parole. E poi il suo cult: «I giovani mi piacciono ma credo per arrivare in alto ci voglia un mix, non solo giocatori giovani».
Chissà come si sente a respirare la stessa atmosfera di quel nemico insopportabile che una volta lo annientò con un memorabile: «Mazzarri? Ha vinto appena una Coppa di Toscana». Chissà, se ci avrà ripensato a quell’offesa, a quel modo di Mourinho di sentirsi superiore a lui e a tutti gli altri ora che invade quelli che sono stati i suoi spazi. Parla del Napoli, ovvio. Quasi subito. «Il presidente De Laurentiis usa fare delle battute, a volte gli vengono bene e altre meno. Sono stati quattro anni bellissimi a Napoli, ho dato e ricevuto tanto ma la parola tradimento, se detta con cognizione di causa, non l’accetto».
Eppure il patron lo ha fatto, parlando di una moglie (Mazzarri) scoperto dal marito (De Laurentiis) a letto con un altro (l’Inter). «Sono arrivato a Napoli che era sestultimo e con la stessa squadra abbiamo sfiorato la Champions. Ma sono partito con il piede giusto con 15 risultati positivi consecutivi. Bisogna cercare di dare subito un’impronta», dice ancora l’ex tecnico azzurro. Nella stanza, da una parte, come sempre nella penombra, quasi ai margini di tutto, c’è lo staff al completo: Papale, Frustalupi, Pondrelli, Vigiani e Santoro che della Mazzarri-band è l’ultimo innesto. «Napoli è stata una scelta a se stante. Concludere dopo 4 anni il ciclo con il Napoli era già maturata all’inizio dell’ultimo anno quando rifiutai il prolungamento del contratto. Da quel momento in poi, ho deciso di chiudere con il Napoli e potevo anche rimanere fermo, se non ci fosse stata una richiesta che tornava a darmi altri stimoli, una di questa è stata l’Inter e mi è piaciuto tutto, mi sono sentito pronto e carico per accettare la nuova sfida con l’Inter, sono arrivate altre proposte ma non dico quali per correttezza».
Sono passati appena 16 giorni dalla sera dell’Olimpico. E dunque fa ancora un certo effetto sentire Mazzarri dire «noi» dove quel «noi» è riferito all’Inter. «Con Moratti ho avuto un incontro molto positivo, ho avuto una grande impressione, è un signore. Ho saputo che anche lui ha avuto una bella impressione. L’Inter ha il dovere di tornare ad essere competitiva. Ci riusciremo. Io sono un allenatore un po’ accentratore, ma il presidente voleva un tecnico di personalità e credo di averla».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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