Vista da vicina, da così vicina, la Champions è un’ondata di sensazioni che scavano dentro: tormento ed estasi che si mescolano e scatenano i ricordi e inducono a fantasticare. Vista da quell’insenatura, la Champions è un orizzonte magico in cui lasciarsi andare, ancora e continuamente, per riafferrare l’oasi sfilata via tra i profumi di una Londra che forse a Lecce, e definitivamente, sono evaporati via…
Mazzarri si può dire che era stata tutta colpa del Chelsea…?
«Si può dire che è stato necessario lavorare sulla testa. Non so se l’amarezza è stata talmente tanta da condizionare, so che abbiamo avuto bisogno di impegnarci psicologicamente per riprenderci».
Il 2-0 di Lecce è frutto di una ritrovata autorevolezza.
«E’ vero che siamo tornati quelli di sempre, cioé il progetto di squadra che nel mio triennio ha ottenuto risultati entusiasmanti. Ci sono state varie concause, per questa nostra rinascita: per assurdo, ora che mi mancano due giocatori importanti come Lavezzi e Pandev, abbiamo trovato un equilibrio che avevamo smarrito. Prima, invece, siamo stati costretti a giocare con troppe punte. E’ stato un momento particolare, in cui gli infortuni si sono concentrati in una stessa zona del campo».
Due partite zero gol subiti.
«Marchiamo come prima ad uomo sulle palle-inattive, però adesso siamo attentissimi. Un calo fisiologico ci puòà stare nel corso di una stagione, ma noi abbiamo pagato in maniera eccessiva piccole disattenzioni. E poi, l’atteggiamento complessivo, a partita in corso, rende più granitica la difesa, le dà sicurezza».
Il terzo posto non è più una utopia.
«Non abbiamo un obiettivo preciso, se non quello di cercare di vincerle tutte. A quel punto si faranno i conti: se gli altri ci staranno davanti, bravi loro».
Ha avuto modo di sbizzarrirsi, di cambiar modulo, soprattutto interpreti.
«Quando vinci, tutto ti sembra bello e originale. Io ho semplicemente tentato di offrire ai ragazzi quelle sicurezze che erano scomparse. Ma sono in questo mondo da troppi anni per non sapere che ci sono fasi del campionato in cui non hai colpe, ma devi pagare dazio alla fatica o agli infortuni o anche alla sorte. Siamo stati bravi a non mollare mai, a credere in quello che facevamo. E’ stato importantissimo il carattere di ognuno di noi. E adesso rieccoci qua».
Avete vinto contro un’avversaria che vi è stata pari nel ritorno.
«Ventidue punti a testa, prima del successo di via del Mare. Sapevamo di dover giocare con la testa, perché di fronte c’era un Lecce di assoluto valore. Abbiamo lasciato una sola occasione vera a Muriel, nel primo tempo; poi mi sembra nessuna concessione su corner o su punizioni. La personalità dei tempi migliori, insomma, perché siamo venuti in casa loro a far girar la palla, a decidere il ritmo da imprimere alla gara. E abbiamo colpito attraverso situazioni di gioco create».
Lo dica, per una volta soltanto: vuole il terzo posto.
«Non mi basta: voglio il secondo…. Uè, è una battuta».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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