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Mauro Suma: “Senza la Champions, il Napoli rivoluzionerà l’organico”

Il collega di Milan Channel: "In caso contrario verrebbe ritoccata la difesa"

Le grandi questioni a volte iniziano così, con un sussurro. Come quello pubblicato ieri dal Corriere della Sera a pagina 57: Il pm di Cremona – “Siena coinvolto in tutte le sue sfaccettature”, era il titolo del pezzo. Che iniziava così: “Il Siena in tutte le sue sfaccettature”, questo l’argomento dell’interrogatorio di Filippo Carobbio, avvenuto martedì davanti al pm di Cremona, Roberto Di Martino. Una conferma – prosegue il Corriere della Sera – che spiega come gli approfondimenti investigativi coinvolgano tutti i livelli della società senese. Per carità, e qui chiudiamo il riferimento e continuiamo noi, gli approfondimenti investigativi non sono sentenze e Filippo Carobbio, come sostiene giustamente il direttore Perinetti, è un reo confesso e le sue dichiarazioni vanno valutate e analizzate per quelle che sono. Certo che, se e solo se venisse mai confermato il titolo del Corsera (lo ricordiamo, “Il Siena in tutte le sue sfaccettature”) potrebbe venire sfiorata da questa vicenda, almeno a livello di tranquillità psicologica, anche la lotta Scudetto. Perché per quel poco che sappiamo di calcio, la panchina in una organizzazione di Club ha tutta l’aria di essere una sfaccettatura e anche piuttosto importante.

Walter Mazzarri, a meno di colpi di scena già verificatisi peraltro la scorsa stagione, viene dato dagli addetti ai lavori sul piede di partenza. Tra le grandi, il futuro della panchina dell’Inter non è ancora deciso, come quello della Fiorentina e della Lazio. E, hai visto mai la Roma? Anche se il progetto giallorosso a oggi è stato guidato con tale equilibrio che le sterzate improvvise sarebbero incoerenti e fuori quadro. E il resto sotto il Vesuvio? Se il Napoli non ottiene la qualificazione Champions League, non riuscirà a trattenere tutti e tre i tenori. Fra i quali, il futuro più saldo è quello di Marek Hamsik. Uno fra Cavani e Lavezzi o addirittura tutti e due potrebbero partire. Nel caso invece di qualificazione Champions raggiunta sul campo o “indotta”, resterebbero tutti e tre e verrebbe rifatta l’intera difesa con investimenti importanti. Anche la fascia potrebbe cambiare, con lo stesso Dossena che potrebbe anche raggiungere in un grande club del Nord alcuni giocatori che sono stati suoi compagni di squadra in Nazionale.

Una settimana fa, in questo spazio, mi permettevo di scrivere: ci sono tre possibilità per Sandro Nesta, 1) resta al Milan un anno per fare 18-20 partite 2) smette 3) va negli Usa. Giuro non concordata, è arrivata quattro giorni dopo la frase dell’interessato: “Devo vedere tante cose alla fine della stagione, non posso dire che rimarrò sicuramente al Milan, una cosa sicura però ci tengo a dirla: non vado alla Juventus, questo è un capitolo chiuso”. Sandro ha capito, e in questa cosa Andrea Pirlo non ha nulla a che vedere, di essere stato usato. Ha capito che le voci e i titoli sull’interessamento della Juventus per lui erano puri e semplici pretesti per strumentalizzare la lotta scudetto fra Milan e Juventus. E con la schiettezza e la franchezza che gli riconosciamo da sempre, ha preso una volta per tutte le distanze. Il giochino è finito. Sulley Muntari, sono il primo a riconoscerlo, è stato un po’ troppo crudo nei confronti di Marco Branca nell’intervista della settimana. Però è stato leale e riconoscente nei confronti del presidente Moratti. Questo deve chiudere ogni discorso, perché il simbolo dell’Inter è il suo presidente. E nessun altro, ecco perchè mi sembra inutile scaldarsi tanto.

La gioia con cui i tifosi interisti stanno sognando lo scudetto bianconero, è una goduria. E’ uno spettacolo che nemmeno il sottoscritto vuol perdere. La gioia nerazzurra per la terza stella bianconera fa a fettine la patacca del derby d’Italia. I derby veri sono altra cosa. Nel derby vero c’è una rivalità di carne e di spirito, di istinto, di pelle, quasi mistica che non ti porta mai, nemmeno nelle prossime vite, a tifare nemmeno per un secondo per l’altra squadra, per l’altro da te, per “quelli”. Bene, nel momento in cui i tifosi interisti tifano, e stanno tifando (negli studi televisivi milanesi le alleanze fra juventini e interisti sono pubbliche, conclamate e dichiarate) eccome se lo stanno facendo, per lo scudetto juventino, è la fine di una rivalità, la pietra tombale di un derby, quello d’Italia, che aveva peraltro visto la luce in una sorta di fecondazione assistita in qualche laboratorio mediatico che aveva come unico scopo quello di far rabbia al Milan e ai milanisti. Lo stesso presidente Moratti quando dice che la vera rivalità per l’interista è con la Juve, lo fa solo per provocare l’unica vera rivale presente nella sua vita di interista: il Milan. Leggo che Scarpini, garbatamente ma fermamente, mi accusa di stravolgere la storia. Gli ricordo che le discussioni e le telefonate del 2004-2005 (vedi relazione del procuratore federale Palazzi del Luglio 2011) venivano fatte su tre linee, non solo su due, e che il tavolo dell’intesa politico-televisiva in Lega era a tre gambe, non due. E gli ricordo anche che una settimana fa il sottoscritto poneva semplicemente una domanda, alla quale la sua risposta di fatto è inequivocabile, è un Forza Juve grande così. Del quale chi scrive, che non conta nulla, e la Storia, che conta molto, prendono atto.

Fonte: TMW

La Redazione

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