Maurizio Marinella è il più napoletano dei londinesi e il più londinese dei napoletani. Come dire: una foto del Vesuvio nello showroom di Maddox street, a due passi da Hyde park e Oxford street, e l’immagine del Big Ben in piazza Vittoria. «Nel 1914, quando siamo nati l’eleganza maschile era quella londinese e vendevamo solo prodotti provenienti dall’Inghilterra».
Cosa significa per lei Londra?
«A diciannove anni mio padre mi mandò ad Edinburgo per imparare la lingua, a venti a Londra e oggi la conosco meglio di Roma o Milano».
Quanto sta cambiando in vista delle Olimpiadi?
«Tantissimo e le dico la verità mi sembra che non stiano sprecando una sterlina. La città sta modificando completamente volto. C’è un fermento mai visto prima».
E Stamford Bridge?
«L’ho visitato recentemente. Che belle gigantografie di Vialli, Zola e Di Matteo. Poi una splendida organizzazione. Sarebbe fantastico vedere cose del genere anche a Napoli. Mio figlio ha la maglia con il nome Marinella stampato sulla schiena ma…»
Ma?
«Mercoledì rimane rigorosamente nel cassetto. Ho anche minacciato di licenziamento i miei collaboratori del negozio di Londra: Iroko, giapponese, Daniele, romano romanista, e George, inglese, se dovessero tradire la fede napoletana».
Chi vestirebbe dei giocatori del Napoli?
«Le posso dire chi viene da me. Paolo Cannavaro, Aronica, Fideleff, bei ragazzi dall’ottimo gusto. Gli altri scelgono stili differenti».
Ma l’importante è segnare
«E io sarò davanti alla tv a soffrire con loro mentre a Londra farò mettere un drappo azzurro in vetrina».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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