Sarri ha deciso di vivere qui a Napoli come se fosse un monaco di clausura: non è mai andato neppure a Bagnoli, dove è nato e ha vissuto fino a tre anni in via Silio Italico. Forse ci andrà quando il papà Amerigo ex operaio della fabbrica dell ’Ilva, l’ex Italsider (che ai suoi tempi non si chiamava ancora così), gli verrà a far visita. Cosa che non ha ancora mai fatto. Perché Sarri non vuole nessuno intorno a sé. Se non i suoi computer, i suoi cd con le partite e le relazioni tecniche dei suoi assistenti Canzona, Bonomi e così via. Tra allenamenti, video e letture, studia tattica fino a 15 ore al giorno. E non è un caso che loro, i suoi collaboratori, vivano lontano da casa sua «perché mica si può stare con chi si lavora anche quando si finisce di lavorare». Già, ma il punto è che Sarri non smette mai di farlo. Mai una cena in un ristorante, mai un museo, una passeggiata al centro storico. Anzi: Fuorigrotta per lui è una specie di Rubicone. Al di là del quale non è mai andato. Il massimo del relax un libro: Bukowski, Fante, Vargas Llosa. Da rileggere, magari. Con una sigaretta immancabile da accendere e spegnere a tutte le ore.Come in un rito. A Empoli, si diverte a raccontare, in tre anni è uscito cinque volte in tutto. E in due casi per andare a cena con il presidente Corsi. I pasti sono qualcosa di sbrigativo: ci pensa la moglie,quando c’è. O il figlio, in alternativa. E altre volte il suo manager Alessandro Pellegrini: «Quando mi metto ai fornelli sono meglio di un cuoco stellato per lui… impazzisce per la mia carbonara. E allora, ogni tanto gli faccio unaimprovvisata anche perché so che altrimenti il piatto non lo prepara emangia quello che trova. Di uscire? Non ci penso neppure a proporglielo. So come la pensa: è chiuso, non ama le moine. Lui a Napoli vive come in missione. E durante una missione non sono ammesse distrazioni». D’altronde, come dice John Fante, il suo autore preferito «l’uomo di ingegno si riserva alcune prerogative, ad esempio la scelta dei propri interlocutori».Per uno strano caso del destino,vive a pochi chilometri da dove il primo Napoli di De Laurentiis ha mosso i suoi passi: in quel campo di Varcaturo dove mancava tutto, dai pedalini al pallone. Era l’estatedel 2004.
Fonte: Il Mattino
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