Anche se dopo la débâcle col Porto, che ha fatto svanire il sogno della più che raggiungibile Europa League, esca sconfitto in casa contro la diretta avversaria per la Champions, la Fiorentina. Tutti in piedi, perché quello che il tifoso vuole, sempre e comunque, ieri sera l’ha avuto: il cuore, il coraggio, la voglia e la forza. Non c’era maglia in campo a non essere stata più che onorata, non c’era calciatore che non avesse messo il massimo impegno in campo, dopo la disgraziata azione di Ghoulam che aveva lasciato gli azzurri in dieci. Siccome qualche volta bisogna guardare al di là del risultato, bisogna pensare di essere stati davvero fortunati a nascere tifosi di questa squadra, perché si fa parte di una meravigliosa collettività: c’è stato un momento, al 5’ del secondo tempo, che un calcio d’angolo ottenuto ha generato un urlo di rilevanza sismica, come e più di un gol. Non c’è posto in questa penisola, e forse nell’intero pianeta, che abbia una tale passione, un tale immenso riverbero d’emozione come l’urlo dei cinquantacinquemila del San Paolo impegnati a soffrire tutti insieme per la maglia del cuore. Il cuore. Quello di Callejon, immenso interprete di quattro, cinque ruoli man mano che la partita si immergeva nell’assurdo caleidoscopio tattico che è diventata di minuto in minuto. Quello di Reina, il vero top player che il Napoli deve a tutti i costi trattenere, difensore, terzino e centrocampista coi due piedi, e meraviglioso portiere con le mani fino alla capitolazione finale. Quello di Henrique, Albiol e anche del talvolta impacciato Reveillere, sottoposti a un’innaturale pressione fin da metà del primo tempo. Quello di Higuain, nervoso e irrequieto ma ancora una volta unico interprete del reparto. Ma non è tecnico, il discorso da fare all’indomani della sconfitta che probabilmente chiude la rincorsa al secondo posto e mette in discussione il terzo; bisogna essere al fianco della squadra di Benitez come mai, perché la squalifica di Ghoulam lascerà il Napoli privo di esterni decenti, perché gli azzurri proprio ieri hanno dimostrato di essere forti e vivi. Bisogna fare fronte comune contro tutto e tutti, oggi che l’intero ambiente mediatico si frega le mani sperando che questo risultato dia un po’ di verve a uno spentissimo finale di stagione ucciso dalla Juventus da diversi mesi; facendo in modo che gli si spezzi il sorriso in faccia, perché la qualificazione in Champions ancorché con gli scomodissimi preliminari è un obiettivo primario, assolutamente necessario per la crescita del progetto tecnico di Benitez e per far gola ai calciatori di livello mondiale che andranno presi in estate, per integrare una rosa oggettivamente e in più ruoli carente. E bisogna dare ai ragazzi il massimo dell’amore, perché l’amore non è amore se non si dimostra nei momenti di maggiore difficoltà.
Fonte: Il Mattino
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