Lo hanno inchiodato per quel nome esotico, Samanta, che si era scelto per non essere intercettato. Samanta R., 29 anni, romana, esisteva davvero, era l’amante del gestore della sala giochi che raccoglieva le scommesse clandestine. E aveva accettato di intestarsi la scheda telefonica che Stefano Mauri, una delle bandiere dalla Lazio, usava per trattare con gli Zingari e truccare le partite che avrebbero consentito ai biancoazzurri di arrivare magari in Champions League.
Le partite truccate. L’accusa è nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri: «Stefano Mauri, manifestava la sua costante disponibilità, a favore del gruppo degli Zingari, ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite della Lazio nell’ambito del campionato 2010-2011, favorendone la vittoria anche ai fini di una migliore posizione in classifica. In concreto partecipava quantomeno alla manipolazione delle partite Lazio-Genoa, del 14 maggio 2011 e Lecce-Lazio del 22.5.2011».
Gli amici Zingari. Stefano Mauri li aveva conosciuti grazie all’amico Zamperini. E poi aveva stretto rapporti soprattutto con Gegic e Ilievski, ritenuti i più autorevoli esponenti della banda degli Zingari che accumulava milioni truccando la Serie A. Si legge nell’ordinanza: «Dalla parte degli Zingari ad agire in prima persona e a prendere i contatti è Ilievski, che in occasione del primo episodio si reca personalmente sia nel campo della Lazio, che presso l’albergo ove è alloggiato il Genoa a Roma; l’elemento catalizzatore tra corruttori e corrotti è Zamperini, che prima ancora di mettersi in contatto con gli Zingari, era già alla ricerca di squadre che fossero disponibili a vendere la sconfitta con la Lazio; il referente della Lazio è invece Mauri, che s’incontra a Roma con Ilievski e Zamperini e a Lecce, quantomeno con lo stesso Zamperini, come ammesso con ambiguità e reticenze anche da quest’ultimo. Accanto a Mauri si trova, almeno con riferimento a Lazio-Genoa, probabilmente Sculli, che aveva giocato in entrambe le formazioni, e che è in contatto con Milanetto, che è, invece, il referente del Genoa.
I soldi nel bagagliaio. Quando c’era l’accordo, e succedeva spesso, gli Zingari giocavano forte e riuscivano a guadagnare anche due milioni con una sola partita della Lazio. Anche se una bella fetta di quella vincita andava anticipata in contanti per oliare i giocatori. E in quel caso, ad esempio, a fronte di una vincita di due milioni, l’investimento iniziale fu di seicentomila euro, che arrivarono in Italia grazie agli «spalloni» di Ilievski. Spiega l’ordinanza del Gip: «Si è appreso dalle dichiarazioni del collaboratore Horvath, che Borgulya Gabor e Schultz Lazslo hanno portato con la loro auto in Italia ben 600mila euro destinati alla corruzione dei calciatori».
I pagamenti in hotel. Spiega l’ordinanza: «I tabulati telefonici hanno consentito di tracciare il percorso in Italia dei soggetti zingari e ungheresi attraverso l’esame delle celle che hanno interessato i loro spostamenti. E quindi si vedrà, ad esempio, come Ilievski e Zamperini il 14 maggio s’incontrino non solo con Mauri ma si rechino anche presso l’albergo del Genoa a Roma, dove si sono accordati con Milanetto. Si accerterà che la maggior parte dei personaggi coinvolti nella prima combine, convergeranno, a partire dalla sera stessa, a Milano, presso il medesimo albergo, ove evidentemente verrà fatto il punto della situazione e verranno anche saldati i conti rimasti in sospeso».
Scommesse opposte. Poteva capitare anche questo. Che Mauri truccasse una partita per far vincere la sua squadra e che i suoi compagni scommettessero sulla sconfitta, o sul pari. E che una volta messi a conoscenza della «combine» reclamassero il loro diritto a vincere. Così l’accordo tra giocatori cambiava all’ultimo momento, negli spogliatoi, prima del fischio iniziale. Accadde ad esempio prima della partita con il Genoa, quando gli Zingari avevano già scommesso una fortuna. Lo ha raccontato Carlo Gervasoni, giocatore del Piacenza, una delle gole profonde di questa indagine: «Io so che gli slavi puntavano sulla sconfitta del Genoa con l’over finale. In realtà ho appreso che durante questi contatti a Roma era emerso che alcuni giocatori della Lazio avevano già scommesso su un risultato diverso da quello sopra indicato, risultato che non sono in grado di precisare. Allora è accaduto che, dopo avere parlato Ilievski e Zamperini con i propri referenti Mauri e Milanetto, erano giunti alla conclusione che l’accordo doveva limitarsi ad un over nel primo tempo con libertà per le squadre di concludere liberamente il risultato finale del secondo tempo».
Gli errori di «Samanta». Gli sarebbe bastato leggere le cronache dei casi giudiziari più recenti per non farsi individuare come un dilettante. Invece Stefano Mauri infilava e sfilava la scheda sim intestata a Samanta dal suo telefonino, senza sapere che ogni volta l’operazione veniva registrata da uno speciale apparecchio degli investigatori in grado di tracciare anche i codici Imei dei cellulari. Come accadde nelle fasi concitate del prepartita con il Genoa: «Mauri utilizzando l’utenza coperta intestata a Samanta R. tra le 12.45 e le 13.24, scambia un totale di 15 sms con Zamperini; alle 12.48, utilizzando la sua utenza ufficiale invia un sms a Massimilinao Pesci; poi alle 13.58 e alle 14.26, utilizzando l’utenza Samanta R. scambia due sms con Luca Aureli e tra le 14.44 e le 15.19 scambia un totale di 28 sms con Zamperini». Non solo, perché nella speranza di sviare ulteriormente le indagini, Mauri si faceva prestare anche la scheda sim di Miriam, la sua fidanzata. Ma anche in questo caso, con l’unico risultato di aggravare ancor più la sua posizione.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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