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Il Mattino – Olimpico, cori razzisti nei confronti del Napoli e di Koulibaly. E il difensore fa un gesto…

Il pubblico della Lazio si è reso protagonista di questo spiacevole episodio

Insulti, razzismo, cori che invocano l’eruzione del Vesuvio. Gli spiriti maligni che aleggiano negli stadi italiani, fanno di nuovo capolinea all’Olimpico. Non cambia mai nulla da queste parti quando c’è il Napoli ospite. Cambia solo che Irrati la gara non la sospende per quei «buuu» insopportabili che nella ripresa accompagnano ogni tocco di Koulibaly. Certo, non roba assordante come lo scorso anno, quando l’arbitro pistoiese fermò la partita, ma cambia poco nella sostanza perché l’ululato si sente e arriva da vari settori degli spalti. Roba becera, di scherno c’è poco: l’Olimpico torna a essere uno stadio pieno di odio. È un continuo: tra i cori sul «Vesuvio lavali col fuoco» che rimbombano dalla Curva Nord e si espandono come un’onda anche in Tribuna Montemario, senza nessuno che fischi il proprio dissenso, e gli ululati anti-Koulibaly questa partita è il trionfo dei razzisti. Una ferita per tutti. Perché non ci sono giustificazioni o spiegazioni logiche. Non si può assolvere questo genere di comportamenti: la gara precipita così in un vortice di volgarià, di maleducazione e orribile becerume. Non è un caso che in Italia, gli stadi siano invivibili per le famiglie. Koulibaly si lascia andare anche in un gesto di stizza. Ma stavolta va per la sua strada e non si ferma. Come invece un anno fa.
La gara è ad alta tensione. Piazza Mancini, dove è il capolinea della linea del tram che dal centro porta allo stadio, è presidiata da una compagnia di poliziotti a cavallo sia prima che dopo la gara. Molto suggestivo, non c’è che dire: la radiolina del responsabile gracchia in continuazione mentre i bimbi che giocano nel degradato giardinetto non smettono mai di fare foto. «Occhi aperti: potrebbero scontrarsi», ripetono dalla centrale. La vigilia di Lazio-Napoli vive come sempre sull’ansia: le forze dell’ordine presidiano i ponti di accesso all’Olimpico ma tutto sembra esagerato, tenendo conto che alla fine sono meno di 200 i tifosi azzurri attesi. La zona dello stadio, d’altronde, è una specie di cantiere con transenne un po’ ovunque per i lavori in corso in vista degli Internazionali di tennis del Foro Italico e i pericoli sono ovunque: la gara è vietata ai residenti in Campania ed è per questo che un bel gruppetto di tifosi del Napoli sono regolarmente nel settore ospiti.
Eppure l’impressione è che il Viminale bene abbia fatto a tenere accesa l’attenzione su questa gara: la rivalità tra le due tifoserie è molto accesa e la Curva Nord, come gran parte dello stadio, intona a più riprese il solito coro «’O Vesuvio lavali col fuoco». Lo fanno come fosse una litania e non si risparmiano neppure in questa domenica delle Palme. E allora eccolo sentire il ritornello dell’odio e del disprezzo rimbombare prima del match, con le squadre schierate; e poi ancora dopo poco più di un minuto; e ancora al 13′ e soprattutto subito dopo il gol di José Callejon, al 25′ della ripresa. E ancora a fine gara, mentre il Napoli festeggiava il successo schiacciante.

Fonte: Il Mattino

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