Il Napoli ha ritrovato l’Arcangelo Milik. Una manciata di minuti a Madrid, sufficienti a certificare l’avvenuta guarigione. Adesso è solo questione di benzina da mettere nelle gambe perchè l’autonomia resta limitata. Quattro mesi dopo il grave infortunio, il polacco diventa nuovamente una freccia a disposizione dell’arco di Sarri. Che nell’occasione ha messo da parte Pavoletti, il colpo del mercato di gennaio, il pomo della discordia del Bernabeu. Il calciatore (insieme a Rog) che il presidente De Laurentiis avrebbe visto volentieri in campo contro il Real. Invece la spiegazione del tecnico sulla preferenza caduta su Milik è stata quasi disarmante: «In pochi minuti avrebbe potuto trovare la giocata buona, Pavoletti lo metto dentro quando c’è più tempo a disposizione». Equivale a dire, ovviamente: preferenze a Milik che tornerà a fare il titolare, Pavoletti la riserva. Magari nell’immediato potrebbe accadere il contrario, visto che a livello di tenuta atletica l’ex Genoa è avanti: possibile vederlo tra gli undici domenica a Verona ma non per questo potrà scalare le gerarchie. Del resto è stato acquistato per fare da riserva ad Arkadiusz, che con quel nome da imperatore e fisico da combattente non poteva aver paura di rimettere piede in un’arena centoventi giorni dopo il crac al ginocchio. Adesso Sarri ne doserà le energie, dandoci sotto con gli allenamenti perchè è così che si ritorna al top. Ha ripreso a segnare gol a grappoli a Castel Volturno ma il lavoro quotidiano non può essere paragonato alle sfide di campionato e di Champions. L’allenatore lo aspetta, sa che Mertens non può tirare avanti la carretta fino alla fine in un ruolo non suo: Milik al centro dell’attacco dal primo minuto è l’idea base, il ragazzo è quasi pronto, non prontissimo, lo sarà probabilmente a fine mese, tra l’Atalanta in campionato e la prima semifinale di Coppa Italia in casa della Juventus. Di sicuro prenderà il suo posto in campo contro il Real Madrid al San Paolo. Milik titolare garantisce un tipo di gioco differente in attacco, oltre che una maggiore fisicità. Aggredisce l’area, non gli danza intorno, come quella prima volta a metà del secondo tempo del match con il Bologna: nemmeno un pallone toccato, poi il sinistro morbido, un pallonetto delizioso e il gol.
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