Appena mette piede in campo al posto di Hamsik entra una aria nuova, rimette in moto tutti, riaccende le luci e i motori, riporta elettricità e il Napoli si mette a girare come sa, ma lo Shakhtar non gli ricambia la cortesia (del primo tempo). Gli servono dodici minuti di rincorsa, per mostrare agli increduli difensori dello Shakhtar la sua scioltezza in area di rigore, e l’irrimediabile unica soluzione per fermarlo. È un virus, che però non riesce ad essere letale. Impartisce lezioni in velocità e prova anche a spronare i suoi, urlando con rinforzo e/o coro di Sarri dalla panchina , chiedendo di stargli dietro, dopo aver chiarito in modo illuminante ai suoi e agli avversari che lui la vuole pareggiare, che non ci sta a perdere.
È la sua inclinazione naturale, giocare giocare giocare e sempre a mille, tanto ha saltato un tempo e quindi ne ha di più rispetto al solito, ha più colpi e voglia, più energia ed entusiasmo, e particolare non secondario non ha paura. È quello che cerca il brivido, è l’uomo col dito sul grilletto, che non molla e trascina. Generando un proselitismo che meritava il secondo gol.
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