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Il Mattino esalta gli azzurri: “E’ furia scudetto”

Con la Lazio gli stessi undici in campo

Sei gol ai giallorossi, con un ritmo altissimo e una voglia di far male – sportivamente, s’intende – senza pause. Avversario debole, certo, ma vanno sottolineate personalità e qualità di gioco nuovamente espresse dalla squadra dopo due prestazioni intermittenti in campionato e una deludente in Champions. Tripletta di Mertens e il pallone da portare a casa, così come poche ore prima aveva fatto Dybala sul campo del Sassuolo. Questi sono gli assi che illuminano la serie A e teniamoceli stretti in attesa che possano essere altrettanto devastanti in Europa.
Se contro un avversario meno forte di Shakhtar e Lazio, la prossima rivale, sono stati schierati gli uomini migliori, vuol dire che la priorità per Sarri è senz’altro il campionato. I 17 tiri del Napoli sono la rappresentazione di un predominio assoluto sul piccolo Benevento, che era già partito con tre pesanti assenze (Iemmello, D’Alessandro e Ciciretti) alle quali si è aggiunto l’infortunio del centrale Antei. È significativo che il primo gol, dopo 2’30, sia scaturito da una combinazione tra Mertens e Allan, due degli esclusi eccellenti della partita di Charkiv. Sono queste le garanzie per Sarri, che ha fissato un nuovo record (nove vittorie consecutive da un campionato all’altro) e ha agganciato l’Inter concreta di Spalletti e la Juve ispirata da Dybala, che là davanti con il suo genio rimedia all’infelice momento di Higuain. Il Pipita è ormai scomparso dai ricordi dei suoi ex tifosi perché il tridente dei cosiddetti piccoli sa essere grandissimo. Tris di Dries, i gol di Callejon e Insigne (autentica magia quella di Lorenzo). È stata vigorosa la reazione della squadra dopo il ko europeo. Tanto carattere e buona condizione fisica, palesata nella prima partita alla luce del sole. Non è arrivato il gol di Hamsik, ma è arrivata una sua convincente prestazione, con la rete più volte sfiorata. Sarri non lo ha sostituito, i tifosi lo hanno sostenuto e avrebbero voluto che fosse lui a tirare uno dei due rigori al posto di Mertens, che ha finto di non ascoltare, a risultato ormai acquisito, quell’invocazione perché punta al titolo di capocannoniere. Marek lo ha abbracciato sul 6-0 a conferma della compattezza della squadra, di un sentimento corale che va oltre le scelte per una partita o un rigore.

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