Era uno scommettitore, in un giro più grande di lui, amici che puntavano fino a 40mila euro a settimana. Scommetteva, Matteo Gianello, perché «il suo stipendio non sarebbe stato sufficiente a comprare abitazioni per la madre e per i componenti della sua famiglia». Scommetteva e chiedeva informazioni su partite di serie B e serie C1. Nelle sue telefonate, nella montagna di intercettazioni e verbali, non tira in ballo solo Cannavaro e Grava ma anche Mascara, nome in codice Dentino, e Quagliarella. Le partite erano indicate con il nome della città e la cifra da scommettere sono nascoste dall’età di una donna. Oppure con riferimento a un hotel. «Te lo prenoto a 5 stelle o 10 stelle?», dice Silvio Giusti a Gianello. Nella carte della Procura ritorna anche Napoli-Inter dove Gianello, la sera del 15 maggio del 2011, è impegnato in un giro vorticoso di telefonate dalla tribuna. Una persino due minuti prima dell’inizio della gara.
Nell’informativa del poliziotto, allegata alla richiesta di deferimento, c’è la chiave della tentata combine. C’è il racconto di un Gianello proccupato alla vigilia di Samp-Napoli per la pressione di «gente del Nord» interessata ad alterare il risultato. Gianello si confida all’agente infiltrato e racconta delle richieste degli amici di intercedere con Cannavaro, Grava e Quagliarella.
Il 15 maggio 2011 Gianello va in Procura. Scagiona Quagliarella. E tira in ballo Cannavaro e Grava: «Mi rivolsi a loro e a nessun altro. Escludo che fossero presenti Santacroce e De Sanctis. Con estrema decisione mi diedero risposta negativa e dalle loro facce capii anche il loro risentimento». A quel punto, dice, non ebbe il coraggio di andare avanti. Conferma questa versione nell’audizione in Procura federale. Grava replica: «Nego tutto, non capisco perché ha fatto i nostri nomi». Quagliarella fa lo stesso: «Mai avuto rapporti stretti con lui». Aveva un premio speciale, quella stagione legato al raggiungimento di quota 12 gol: «A fine gara ero talmente arrabbiato per non aver segnato da non aver risposto al telefono neppure a mio padre». Successivamente al match, l’ex portiere, parlando con Giusti, dileggiò l’attaccante per non aver vinto neanche il premio in denaro (previsto dal contratto al 12esimo gol stagionale) che avrebbe incassato se avesse segnato contro i doriani. Cannavaro prima dai pm, il 7 luglio del 2011, poi dinnanzi agli 007 federali, un anno dopo, ribadisce: «Mai proposto né direttamente né indirettamente di alterare il risultato della gara. Se l’avesse fatto l’avrei denunciato». Anche Mazzarri conferma di «aver preparato Samp-Napoli nel modo consueto». Anche De Sanctis va in soccorso dei due difensori azzurri: «Nessuno mi ha mai riferito di aver avuto una simile proposta».
Fonte: Il Mattino
L a Redazione
M.V.
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