Andrea Masiello passerà le prossime vacanze di Pasqua a Bergamo, con la famiglia. Ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo i tre interrogatori che si sono svolti nell’arco delle ultime 24 ore. All’uscita dal carcere ha dovuto prendere un taxi per allontanarsi il più in fretta possibile, scortato da due auto dei carabinieri. Fuori, ad aspettarlo, ha trovato un gruppo di tifosi baresi che lo hanno accolto con uno striscione nero con la scritta bianca: «Avete umiliato i nostri colori, vendute le nostre maglie, ammazzato la nostra passione e ridicolizzato le nostre lacrime. Bari vuole giustizia». Dal giorno dell’arresto, l’ex giocatore biancorosso ha manifestato subito la volontà di collaborare con la giustizia e ha rilasciato lunghissime dichiarazioni con le quali ha prima di tutto cercato di salvare se stesso ammettendo le contestazioni sulla partita Bari-Lecce. Poi ha aperto un nuovo fronte di indagine su colleghi e partite. E ha fornito tutte le indicazioni per aiutare gli investigatori a individuare colui che materialmente avrebbe consegnato la valigetta con 230 mila euro dopo la sconfitta nel derby e il terribile autogol.
Il condizionale è d’obbligo, le indagini devono ancora essere completate, ma mister X ha un nome: si chiama Carlo Quarta, non è un dirigente del Lecce ma una persona molto vicina alla famiglia Semeraro. Per Masiello è lui l’emissario che gli propose di perdere il derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 e che gli consegnò, il 22 agosto 2011, la mazzetta in contanti («ce li aveva in una busta, legati con delle fascette»). Denaro che, poi, il calciatore ha diviso con i suoi complici: 90 mila euro ciascuno a Gianni Carella e Fabio Giacobbe (che, invece, rimangono in carcere), mentre gli altri 50 mila li ha tenuti per sé. La procura, a differenza di quanto era accaduto in tutti gli interrogatori precedenti, ora è quasi certa che Masiello non menta, tanto che la posizione dell’imprenditore verrà valutata e forse verrà iscritto sul registro degli indagati. Dopo le notizie diffuse in questi giorni, il patron del Lecce, Giovanni Semeraro, ha tenuto a dichiarare che la società è «completamente estranea a tutto quello che è emerso, ed è sicuramente vittima di una ingiustificata presunzione di colpevolezza mediatica».
È pure vero, però, che sulle possibili combine erano in tanti a sospettare. Giampiero Ventura, ex allenatore del Bari, ora tecnico del Torino dichiara ai pm il 7 febbraio scorso che, «in occasione di Genoa-Bari (del 3 ottobre 2010, finita 2-1) abbiamo perso una partita che era impensabile da perdere, dominata in lungo e largo, palle gol pulitissime, questi (i Grifoni) non avevano mai tirato in porta e pigliamo gol su una palla da fermo, cioè voglio dire prendi gol, succede, però mi ero arrabbiato». Già al ritorno dalla tourneè in Messico, nel maggio 2010 – continua il tecnico – «non ero contento di Andrea Masiello, come non ero contento di altri perché erano reduci da una annata assolutamente positiva e quindi avevano un atteggiamento di sufficienza, tanto è vero che nel ritiro di precampionato feci due riunioni abbastanza pesanti» durante le quali «dissi che stavano clamorosamente sbagliando. Gillet e Masiello – ha sottolineato – non erano più in sintonia. Masiello legava più con altri».
Quanti altre cose l’ex difensore ha riferito ai pm? I suoi verbali sono stati secretati, ma è certo che ha confermato e definito meglio gli episodi riferiti alle cinque partite incriminate. E in particolare a Bologna-Bari finita 0-4, nella cui combine Masiello avrebbe tirato dentro un altro giocatore. Sul fronte investigativo rimane aperta, poi, anche la questione ultras. Per la procura potrebbero essere proprio il trait d’union con la criminalità organizzata, tanto che tre di loro sono stati iscritti sul registro degli indagati.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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