L’ad Beppe Marotta ha “spezzato” Udinese-Napoli: un tempo nell’ufficio in corso Galileo Ferraris, insieme con il coordinatore dell’area tecnica Fabio Paratici e il direttore sportivo Federico Cherubini, l’altro nel suo appartamento nel cuore di Torino. A casa, in centro, anche Antonio Conte, incollato all’enorme televisore che la figlioletta Vittoria contende per i cartoons: lo stesso schermo su cui la notte di Roma-Juve, dopo il ritorno a Caselle, aveva fatto l’alba rivisitando la partita. Era stata l’ultima volta: Siena-Lazio e Milan-Barcellona le aveva viste dal vivo.
SOSPIRO – Stato d’animo opposto, stavolta. Sul sofà è più rilassato che in panchina, non rimugina e non sbraita ma osserva, spettatore interessato per ragioni di classifica e osservatore attento per combinazioni di calendario. Venerdì si giocherà la partitissima al San Paolo e lo zero a zero finale del Friuli vale un sospiro si sollievo: il vantaggio rimane infatti cospicuo (+6) e le pressioni s’attenuano di conseguenza. Né Conte né Marotta, tuttavia, davanti a un nuovo pari senza reti, indugiano su indicazioni che potrebbero suggerire una flessione azzurra: sanno benissimo che fra tre giorni sarà un’altra storia e soprattutto non modificano più di tanto un principio che avrebbe resistito a qualsiasi risultato.
ANTIDOTI – «Dipende tutto da noi – il concetto speso fra telecamere e block-notes, ma anche ribadito dentro uffici e spogliatoi -: se giocheremo sempre come sappiamo, organizzati e cattivi, agguantarci sarà difficile per tutti». Per questo Conte, più che tifare Udinese, s’è preoccupato di radiografare il Napoli e appuntare possibili antidoti: sei punti in più non garantiscono nulla e non è detto che la Partitissima sia decisiva, però è un fatto che se la Juve dovesse vincere farebbe un gran passo verso lo scudetto. Il pari di Udine, visto da Torino, va bene, ma tanto sarebbe cambiato poco: al San Paolo, i bianconeri, avrebbero comunque cercato i tre punti”.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
