Non è stato il pari e patta tra un attacco e l’altro. Nonostante i gol di Denis e di Higuain non è stata neppure la sfida, finita senza vincitori e vinti, tra un argentino e un altro. Nossignori: Atalanta-Napoli, nonostante il rigore che Higuain si mangia nel finale, nonostante le emozioni in coda alla partita, è stato il confronto tra due fasi difensive. Quella studiata, rivista, disegnata da Colantuono con un opportunismo salvapanca e quella che invece dopo un anno e mezzo ancora non riesce a far quadrare il signor Benitez. E così a Bergamo poco manca che il Napoli prima non s’arrenda al più classico e rapido e geometrico e italiano contropiede e poi alla fine poco manca che non riacciuffi addirittura la vittoria. Comunque sia, il Napoli, si complica una classifica che invece poteva riaprirgli il campionato. Un pari, quello azzurro, che al di là degli episodi, è figlio comunque di due Napoli diversi. Quello d’un primo tempo da protagonista un po’ sprecone e quello, invece, d’una ripresa impacciata e deludente.
Conclusione: quasi buttata a mare la scoppiettante vittoria sul Verona. Quasi cancellati nel tempo brevissimo d’un tagliente contropiede e d’un rigore sbagliato i sei gol rifilati ai veronesi, non senza – pure allora – qualche deficienza in terza linea. Perché pure quando le cose sembravano mettersi un po’ meglio, sempre là è cascato il Napoli: in difesa. E ancora una volta è stato Albiol a firmare l’erroraccio. Proprio lui che col suo passato dovrebbe dare senso e forza e sicurezza a tutti gli altri. Invece? invece Albiol sta diventando un bel problema per Benitez.
Eppure per un tempo – e poi quando alla fine Higuain è andato sul dischetto – il Napoli aveva illuso tutti. Al diavolo il turn over, s’era detto. Basta con il falso mito delle rivoluzioni a tutti i costi, s’era pensato. Mai più sei, sette, otto cambi da una partita all’altra. Fine di quell’esagerazione che non è per tutti. Cosicché, tra il valorizzare la rosa – misera scusa d’occasione – oppure il risultato, stavolta il signor Rafa non ci aveva pensato su due volte scegliendo la seconda soluzione. Come? Con la sostanziale conferma dell’ultima, travolgente formazione azzurra. Dal Verona all’Atalanta, dunque, e due cambi “appena”: Inler per Jorgino e Mertens per Insigne. Un normalissimo avvicendamento che sembrava poter restituire al Napoli frontiere più azzurre a più ambiziose. E pur sempre una novità, visto che non accadeva così da nove gare e che tra tre giorni il Napoli sarà in campo un’altra volta e non contro una squadra così così ma contro la Roma.
Già, la Roma. Forse proprio pensando all’appuntamento di sabato con i giallorossi, il Napoli voleva lustrarsi come ai tempi buoni. Voleva essere – e sembrava poterci anche riuscire – il Napoli dei titolari da due tocchi e via, da pressing alto ed eccellente, dalla preparazione orizzontale dell’azione e poi dalla ricerca del passaggio verticale. Un Napoli, insomma, capace di confezionare pure buone palle-gol contro un’Atalanta che comunque si difendeva con ordine ed intelligenza. Un Napoli che sembrava poter rilanciare la sfida per il terzo posto e, perché no, pure qualcosa in più. Un’illusione durata mezza gara. Perché l’altra mezza è stata tutta un’altra cosa. Roba che, diciamo la verità, toglie anche molto pepe al match contro la Roma che comunque qualcosa dovrà dirla. Come minimo, dovrà certificare dove possono arrivare i desideri azzurri.
Francesco Marolda per il Corriere dello Sport
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