C’era una volta una caldera azzurra che vinceva e incantava come adesso fa quella guidata da Saurini: «Celestini, Musella, Di Fusco, i due Marino, Volpecina, Caffarelli, Carannante… Una bella generazione di talenti che poi è andata a costituire intelaiatura vincente del Napoli degli anni 80 e di quello di Maradona». Il 9 giugno del 1979, un sabato, una bandiera del calcio, Mariolino Corso, il «sinistro di Dio» della grande Inter, portava in trionfo gli azzurrini per lo storico «scudettino» della formazione Primavera.
Corso, allora fu considerata una vera impresa?
«Era il primo successo del Napoli della sua storia. Per la finale col Torino, al Filadelfia c’era anche l’ingegnere Ferlaino che alla fine scoppiò a piangere per l’emozione».
Una squadra che, come quella di adesso, ruotava intorno a tantissimi napoletani?
«Sì, tranne l’attaccante Nuccio che era palermitano, tutti gli altri erano di Napoli o della Campania. Per un napoletano giocare con la maglia azzurra è una cosa fantastica, perché sotto il profilo tecnico sono unici. Il vero problema è allenare i loro genitori. Lorenzo Insigne? Ha i numeri del campione, come ai miei tempi li aveva Musella. Spero che la sua carriera sia più ricca di successi di quella di Nino».
Sei anni a Napoli, dopo una vita all’Inter.
«In effetti è una gara speciale per me anche perché sono sempre stato orgoglioso di aver vinto quello scudetto a Napoli. Quell’anno chiudemmo imbattuti la stagione e al campo Paradiso, per la finale d’andata che vincemmo per 2-0, c’erano almeno 4 mila spettatori a fare un tifo sfrenato».
A un certo punto, poteva divenire l’allenatore della prima squadra?
«È vero, era il 1982, poi decisero di prendere Giacomini. Ci rimasi molto male, però poi mi passò: mi ha sempre divertito di più allenare i giovani, anche se poi all’Inter per un po’ presi anche il posto di Castagner».
Domani c’è l’Inter con il Napoli.
«Gli azzurri in questo momento mi sembrano meglio attrezzati di noi (Corso lavora per l’Inter, ndr) per contendere alla Juventus il titolo. Sarà una gara ricca di emozioni, con un duello stellare tra Cavani e Milito, ma anche Hamsik contro cassano. Quello che mi auguro è che non sia un episodio strano a decidere l’esito della gara».
Cosa le piace di più del Napoli di Mazzarri?
«È una squadra solida. Non ci sono molti ricambi ma i titolari sono calciatori molto forti. Penso che se a gennaio dovesse prende altri due giocatori, diventerebbe una delle candidate più serie per lo scudetto».
Il segreto della foglia morta?
«Ecco, tutto merito del mio primo allenatore, Nereo Marini del San Michele Extra, il paese dove sono nato. Si era fissato sulle mie qualità di tiratore da fermo e mi costrinse, giovanissimo, a esercitarmi quotidianamente per 40 minuti alla fine di ogni allenamento. Tiri su tiri. Così nacque la foglia morta».
Col Napoli giovedì ha debuttato un altro Insigne. Lo conosce?
«Poco, ma è sinistro come me. Quindi diventerà senz’altro più forte del fratello».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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