A San Vicente del Caguan, in Colombia, lo scorso 15 luglio 2020 fu ritrovato il corpo senza vita di Mario Paciolla. Era un cooperante napoletano per conto delle Nazioni Unite e la sua morte destò immediatamente dei sospetti per i tagli e il sangue presenti sulla scena, ma l’ONU e la polizia colombiana classificarono il caso come suicidio, dopo l’autopsia del medico della missione. Le autorità, spinte dalla famiglia di Mario, hanno continuato a indagare sulla possibilità di omicidio. Anche perché si trattava di un ragazzo amante della vita, che era in missione di pace tra governo colombiano e FARC e che il 20 luglio 2020 sarebbe dovuto rientrare a casa.
Una seconda autopsia svolta in Italia supporta, invece, la possibilità di strangolamento con successiva sospensione del corpo, con le ferite inflitte quando il suo corpo era agonizzante oppure già morto. Le persone vicine al ragazzo hanno raccontato che era terrorizzato e aveva fretta di tornare a casa. Si sentiva spiato oltre che tradito da alcuni suoi colleghi dell’ONU. E dopo la morte di Mario, il suo appartamento è stato ripulito e alcuni suoi effetti personali sono spariti.
Il quotidiano Espectador ha fatto chiarezza mettendo i puntini sulle ‘i’ quando scoppiò il caso Mario Paciolla. Il 29 agosto 2019 ci fu un bombardamento in un campo delle FARC, in Colombia, dove morirono sette ragazzini tra i 12 e i 17 anni. L’autunno successivo Mario compilò un rapporto “col rigore che lo caratterizzava” -come confermato anche da RaiNews24. Da precisare che il rapporto era interno e riservato, ma venne trasferito ugualmente a un senatore con i nomi dei partecipanti, tra cui quello di Mario Paciolla. Successivamente, questo rapporto ha portato alle dimissioni del Ministro della Difesa della Colombia, Guillermo Botero. A dicembre 2019, il ragazzo chiese lo spostamento in un’altra sede poiché preoccupato di alcune ‘stranezze’ che stavano accadendo. Si sentiva spiato e braccato. E ad agosto 2020 è successo quel che è successo. Forse, il prezzo da pagare per le dimissioni di un Ministro.
La Procura di Roma archivia il caso Mario Paciolla
Oggi, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio contro ignoti, perché in questi anni di indagini non ha trovato altri elementi concreti per proseguire. Una scelta discutibile, per usare un eufemismo. La famiglia di Mario Paciolla ha denunciato più volte in varie interviste le scarso aiuto ricevuto dall’ONU e dall’Italia e per ricevere giustizia dovrà attendere ancora tanto. Diverse associazioni sul territorio si sono mobilitate per far sentire la propria voce come SottoTerra e sui social network la pagina Giustizia per Mario Paciolla sta seguendo attentamente gli sviluppi della vicenda ed esprime il dissenso per la decisione della Procura.
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