Dietro il Napoli, la luce. Anzi di più: un sole splendente. Servivano altri principi azzurri, che avevano già frequentato i saloni del grande calcio, per trasformare una stagione straordinaria per la Campania del pallone in un’annata favolosa. Ci hanno pensato Avellino, Salernitana e Ischia, con il loro balzo in avanti a mettersi alle spalle percorsi tormentati pieni di buchi, fallimenti e cadute eccellenti. La cartina geografica è il più dolce dei giudizi sulla stagione che si va a concludere. Bottino che può essere ancora migliorato: la Nocerina è già certa dei playoff per la B dove se la vedrà soprattutto con il temibile Perugia. In serie D, poi, qualche speranza legata agli spareggi di fine anno dove ci sono 4 campane: Gladiator, Sarnese, Casertana e Turris. Le nobili «decadute» hanno ripreso il loro posto. «È la rinascita del calcio campano. Il ritorno in alto di piazza gloriose, con tifoserie eccezionali: per il mio Avellino i tempi bui sono alle spalle», gongola il direttore generale dell’Atalanta, Pierpaolo Marino, irpino verace.
Marino, fa il tifoso?
«Certo, quando l’Avellino è fallito avevo un vuoto dentro: il primo risultato che chiedevo era quello dei miei lupi. Anche questa promozione è solo un passo: Avellino ha un bacio d’utenza di 600mila persone, la serie B le va strettissima».
C’è grande entusiasmo in Irpinia.
«Lo immagino. È un club che sta crescendo, come lo era il mio Avellino negli anni ’80. Ogni anno le operazioni di mercato servivano a finanziare la stagione, cambiando una buona metà di titolari. Cercavamo i ragazzi bravi in serie B e all’estero che avevano bisogno di sfondare, ma che fatica in quei tempi. Marocchino, Ambu, Selvaggi, Penzo: all’epoca rifiutarono tutti Avellino perché era un paese in mezzo alle montagne. Ora non è più così…».
Quanti affari, però.
«Solo per Favero alla Juve incassammo 5 miliardi. Poi altri colpi, nel senso di vendite: Vignola, Tacconi, Piotti e Criscimanni. L’Avellino deve fare così anche in futuro: 3 o 4 uomini di esperienza e tanti ragazzi».
In serie B ci sarà anche la Juve Stabia.
«Del mio capitano Di Somma… è la forza di quel club. Con il tecnico Braglia formano una coppia fantastica: puntano sul settore giovanile e fanno bene. Al Viareggio sono stati bravi. Da loro ho preso Cazzola, i rapporti sono buoni. È la dimostrazione che anche in questi anni dove nessuno può permettersi spese folli, vanno avanti i progetti seri».
Lotito vuol portare in alto la Salernitana.
«È furbo e intelligente, Lotito, del calcio ha capito proprio tutto. Mi sarei davvero stupito se uno come lui non avesse fatto una squadra per vincere la Seconda divisione. Ma adesso viene il difficile: non è che sia così facile il salto dalla C alla serie A e se ne accorgerà presto».
Già, e lei lo sa bene.
«Se penso il Napoli otto anni fa dove era mi vengono i brividi a vederlo così in alto, così bello. E sono davvero contento per la crescita di quei ragazzi che io volli portare in azzurro, scegliendoli personalmente. Oggi, per esempio, Hamsik è uno dei grandi campioni del calcio europeo».
Lei è l’unico direttore generale campano che lavora in un club di serie A: quale il segreto della rinascita del calcio della nostra Regione?
«La passione delle piazze, la crescita professionale dei club, la grande tradizione. E siamo tutti molto felici per questi risultati».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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