Benvenuti a Bari, la difesa meno battuta d’Italia. La saracinesca l’abbassa un 19enne con radici calcistiche nella Puteolana, apprendistato con i totem del Napoli e un presente nel capoluogo pugliese, nel solco di grandi predecessori come Jimmy Fontana, l’indimenticabile Franco Mancini e Jean Francois Gillet, l’uomo che ancora oggi detiene il record di presenze in biancorosso. In comune le qualità, l’ambizione e… la statura. “Gillet mi piaceva tanto per l’esplosività quando ero piccolo – rivela Davide a gianlucadimarzio.com – ma ho seguito anche Micai negli ultimi due anni. Seguire le loro orme? Magari…” Non è altissimo, Marfella, con i suoi 182 centimetri. Che bastano però per fare di quella pugliese la porta colpita meno volte in questi primi tre mesi: appena 4 in 11 partite, di cui una su azione. La Juventus, per dirne una, ha incassato 8 reti pur giocando una partita in più. “Chiaramente questo primato fa un piacere enorme, ma i meriti sono del collettivo. Io sono cresciuto giornata per giornata, forte anche dell’esperienza dell’anno scorso a Pesaro, che mi ha insegnato a gestire i rapporti con i senior. Poi giocare con calciatori del valore di Cacioli, Mattera e Di Cesare rende tutto più semplice”.
Ospina, Karnezis, Meret e… Marfella. Il quartetto a disposizione di Carlo Ancelotti nel ritiro del Napoli a Dimaro in estate era questo. Davide si è tolto anche la gioia della panchina all’Olimpico contro la Lazio alla prima giornata, poi è arrivata la chiamata del Bari. Un altro campionato di vertice in serie D, dopo quello vinto nella scorsa stagione con la Vis Pesaro, portando a casa 36 presenze e scegliendo la “palestra di vita” della serie D piuttosto che il percorso in Primavera. “C’era un progetto su di me: farmi allenare con la prima squadra e giocare con la Primavera. Poi si è presentata la possibilità del Bari e non me la sono sentita di dire no. Questa è una grande piazza. Hai la sensazione di giocare in D ogni 15 giorni, quando vai fuori casa. In casa siamo tra i professionisti a tutti gli effetti, dall’organizzazione al tifo. Si sta bene”.
Nella giovane favola calcistica di di Marfella un momento rilevante è quello di novembre 2016. Il Napoli dei giovani viaggiava forte in Youth League,ma nella notte di Istanbul contro il Besiktas Davide fu protagonista del primo successo in trasferta del Napoli nella competizione europea. Respingendo prima il rigore di Ozturk e salvando poi il risultato in altre due occasioni, su Ozturk ancora e su Karatas. “Nel volo di ritorno si avvicinarono Ghoulam e Koulibaly per farmi i complimenti – ricorda lui – è stato emozionante. Ma ricordo con entusiasmo anche i consigli di Reina, per me è il simbolo del portiere moderno. Da lui potevo solo imparare, così come quest’anno ho legato molto con Meret, Karnezis e Ospina. Io studio e cerco di apprendere quanto più possibile, mi sento un privilegiato per questo”.
I classe ’99 campani che dicono la loro tra i pali non mancano certo, come un certo Gianluigi Donnarumma al Milan dimostra (“Lui è davvero fortissimo”). E pensare che Marfella non nasce certo portiere: “Sono partito da terzino, poi un giorno mancava il portiere e mi sono cimentato io tra i pali”. E non ne è uscito più. Merito di “Marco Giglio, il mio preparatore dei portieri: era lui ad allenarmi all’epoca”. Un percorso, quello con i guantoni alle mani, che l’ha condotto al Napoli a gennaio del 2016 dopo essere cresciuto nella Puteolana ed essersi fatto le ossa al Savoia, in Eccellenza campana. Aveva 16 anni quando l’allenatore Teore Grimaldi lo lanciò con coraggio tra i titolari. Davide ha risposto, con ostinazione e temperamento: “Un modello? Neuer. Io so di non essere un gigante nell’epoca dei portieri molto alti, ma ad esempio Cragno del Cagliari ha doti simili alle mie: con esplosività ed abilità tra i pali è arrivato fino alla convocazione in azzurro”.
Nel tempo libero Marfella è un ragazzo semplice. Passa tanto tempo con i compagni di squadra, Mutti e Liguori su tutti, e si divide tra la consolle e le uscite: “Non perdo una partita in tv, soprattutto le coppe europee. Gioco alla Playstation, soprattutto a Fifa. Che squadre prendo? PSG e Napoli”. Guai, però, a sfidarlo: “Qui ho battuto tutti, l’altro giorno in ritiro ho giocato con Di Cesare e Brienza, li ho battuti 3 o 4 a zero”. In allenamento, però, la storia si ribalta: “Brienza mi ha colpito un sacco, ma anche Floriano, Simeri, Pozzebon – sorride – è la fortuna che hai quando ti alleni con calciatori di altre categorie”. Come quelle che Marfella sogna per se stesso, con un occhio all’azzurro dell’Italia e quello del Napoli: “Inseguo le rappresentative giovanili, per un napoletano poi vestire la maglia del Napoli è un sogno. Ma ora penso solo al Bari, voglio tornare tra i pro con loro”. La prossima fermata passa da Gela, contro i siciliani di Zeman jr che condividono con la formazione di Cornacchini la palma di miglior attacco del girone I (23 reti): un test importante per la saracinesca più solida del calcio italiano.
fonte: gianlucadimarzio.com
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