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Marek, orgoglio di una “leggenda muta”. Se la gioca con Bruscolotti e Juliano…

Mai uno scatto di ira in 300 partite, né in campo né fuori. Mai una parola non appropriata, in 300 dopo-partite. Infinito Marek. Quasi una leggenda per il Napoli. Di sicuro il simbolo e la bandiera dell’era De Laurentiis. «Sono fiero di aver centrato la presenza numero 300 con il Napoli: sono orgoglioso di questo traguardo, di far parte della storia del Napoli», ha scritto ieri sul blog per festeggiare il traguardo. Ha un contratto lunghissimo, firmato appena 10 mesi fa, che lo lega a Da Laurentiis fino al 2018. Quando lo slovacco avrà 31 anni. Il segreto del suo successo è scolpito nella pietra come la sua cresta spigolosa. Marek Hamsik sabato sera contro l’Inter ha festeggiato un traguardo fenomenale. E poco importa che ha iniziato la gara dalla panchina. L’Inter è sempre stata un po’ nel suo destino: lo voleva, non è un mistero, Mourinho. E prima ancora Mancini. È al Napoli dall’estate del 2007, quella del ritorno in serie A: la sua prima volta in azzurro, al San Paolo, a Ferragosto. Era il primo turno di Coppa Italia: Reja lo schiera titolare e lui segna il primo gol della sua carriera napoletana. In totale 77. Marek non si è mai candidato a niente e non ha mai avanzato pretese. Solo una volta disse che avrebbe desiderato andare al Milan: se ne pentì dopo poche ore. Dopo sette anni è sempre il numero due, posizione che non sembra dargli nessun fastidio: il più amato dopo Lavezzi, poi dopo Cavani e adesso dopo Higuain. Per i tifosi, Marekiaro (il copyright è di Paolo Cannavaro) è una leggenda muta. È una specie di uomo ombra di tutti quelli che hanno bisogno di un consiglio, dai nuovi allenatori agli ultimi arrivati. Dietro le quinte Hamsik fa parte di una piccola schiera di azzurri speciali e poco amanti delle telecamere. Infinito Marek. Quasi leggenda. D’altronde se davanti a sé ci sono solo personaggi come Bruscolotti (511), Juliano (505), Ferrario (396) e Ciro Ferrara (323), significa che ha già scritto un pezzo di storia del Napoli. Ha contato i giorni napoletani sul suo blog: sono 2246. «Questo record dimostra quanto io ami Napoli e il Napoli», ha scritto nel messaggio in slovacco. Il suo futuro? Da intoccabile. Almeno a sentire il presidente che di lui adora «la napoletanità e la voglia di restare qui per sempre». D’altronde è arrivato in azzurro nell’estate in cui aveva compiuto 20 anni. Lasciarlo andare via adesso, sarebbe un dolore immenso. Sarebbe come se, a suo tempo, Sandro Mazzola avesse salutato l’Inter o Rivera avesse fatto ciao al Milan. Va bene, era un’altra epoca, ma certi nodi sono troppo stretti per essere sciolti, anzi nodo e corda si trasformano in una cosa sola. Hamsik può diventare il giocatore più emblematico della storia azzurra, e comunque se la giocherà con Bruscolotti e Juliano se rispetterà fino all’ultimo giorno il contratto. Di storie così, il calcio non ne propone più. Come quei ragazzi che si conoscono alle elementari e poi si sposano, per non lasciarsi mai. E tutti sanno quanto De Laurentiis ami questo genere di storie.

 

Fonte: Il Mattino

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