REGGIO EMILIA – He’s back : la cresta alta, il piedino al solito sensibile, la voglia matta di spaccare il mondo o perlomeno di rovesciarlo. « …Di raggiungere e superare la Roma ». Eppure tornano, sistematicamente: e ora che il passato è alle spalle, e quel nuvolone grigio si è dissolto, strapazzato dal talento fosforescente di un Hamsik da favola, ciò che avanza caracollante è la sagoma autorevole di un capitano coraggiosamente autoritario, che sa cosa chiedere alla stagione per quel Napoli risorto in provincia. « Era importante vincere oggi, per tenere a distanza la Fiorentina, per allontanarla ulteriormente, avendone la possibilità dopo la loro sconfitta contro l’Inter. Ma c’è da aggiungere anche che noi puntiamo al secondo posto. E’ quella la nostra aspirazione, attualmente ».
VENTO DELL’EST – Dov’era rimasto? Napoli-Parma è la chiave di svolta, il tormento che rimuove l’estasi di un avvio entusiasmante, la sorte che prende a secchiate di acqua gelida Hamsik in sette minuti appena d’un 23 novembre ormai distante anni luce, inchiodandolo alle sue (sei) reti iniziale e, soprattutto, spingendolo per cinquantatré giorni nell’oscurità d’una «crisetta» esistenziale attraversata avvertendo il dolorino al piede sinistro e temendo il peggio. « Ma ora mi sento bene, devo dire che è tutto a posto anche fisicamente. E’ stato un momento difficile, certo, ma tutto dipendeva dalla condizione. E’ stata la prima volta che nella mia carriera mi sono dovuto fermare per circa due mesi ed era una situazione strana con la quale mi sono dovuto misurare. Direi che ho scoperto una nuova dimensione, ma…. ».
RIECCOLO – Ma il tempo è un galantuomo e ha lenito le ferite, ha cicatrizzato quel malessere tutt’altro che impercettibile, ha consentito ad Hamsik di riprendere se stesso, di (ri)portarlo nell’epicentro del gioco, di (ri)scoprirlo persino incursore – peraltro avido – che le ha provate tutte, ma proprio tutte, per scongelarsi e rimettere ordine nel chiacchiericcio nato intorno a quel ruolo cucitogli addosso da Benitez nel 4-2-3-1 e rivelatosi apparentemente un po’ stretto. « Ma non è così, perché a me piace. L’unica preoccupazione, recentemente, è stata quella sosta prolungata: io sono abituato a giocare, in sette anni di Napoli non mi ero mai dovuto misurare con alcuna preoccupazione e dunque qualcosa ho patito. Ma è passata… E’ andata ».
ALL’ATTACCO – L’assist (per Insigne) è assai più d’un tè da sorseggiare comodamente, semmai è (quasi) una pozione magica, è la somma che aiuta a far la differenza assieme al lavoro sporco (ma anche a quello pulito), ai tentativi vani di segnare ed alla capacità di riequilibrare le linee: riecco Hamsik ed è ancora un bel vedere, con la corsa libera, molto spesso verticale, e con la tentazione di andare sempre, di spingersi ben oltre il possibile: « Perché a noi serviva una vittoria esterna, nella settimana in cui la Fiorentina ha perso in casa con l’Inter. Ma non solo: perché noi inseguiamo la Champions e le tenteremo tutte per raggiungere e poi scavalcare anche la Roma. L’obiettivo è quello ». Musica, maestri… He’s back.
Fonte: Corriere dello Sport
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