Domenica scorsa si è di fatto conclusa la stagione di Marek Hamsik. Ci ha pensato un pestone gratuito e frustrato del doriano Mustafi a far terminare con un turno d’anticipo l’annata del numero 17 azzurro.
SETTE ANNI – Da sette lunghe stagioni il Napoli ed il centrocampista slovacco vanno a braccetto tra molti alti e pochi, pochissimi bassi. Era il giugno del 2007 quando Marek mise per la prima volta piede a Napoli, una vita fa. Con lui, quel giorno, c’erano il Pocho Lavezzi e Pierpaolo Marino; due che hanno fatto la storia del Napoli di De Laurentiis ma che adesso sono altrove.
Hamsik, invece, è ancora qui. Con sette anni in più sulle spalle, qualche nuovo tatuaggio, una cresta sempre più alta e la fascia da capitano al braccio. Sette anni in questa città ti segnano, e non poco. Inizi a portare Napoli dentro di te nel bene e nel male, proprio come ha fatto Marek che qui è diventato Marekiaro ereditando la fascia da Paolo Cannavaro, colui che gli aveva simpaticamente affibbiato questo nomignolo confermando la sua nota ironia ma, soprattutto, lungimiranza. Già, perché Hamsik è diventato ormai napoletano e da questo popolo è amato in maniera incondizionata; un amore, quello dei tifosi azzurri, cresciuto giorno dopo giorno costruito su gesti d’affetto e di rispetto reciproco, come in ogni storia d’amore che si rispetti. Mai un lamento, mai un’incertezza, mai una dichiarazione fuoriposto che potesse in qualche modo far trasparire insoddisfazione da parte di Marek o, quanto meno, un qualsivoglia di lasciarsi andare ai corteggiamenti che provengono da tutta Europa.
CHI NON SALTA ROSSONERO E’ – Qualche anno fa ci hanno provato Raiola e Galliani a mettersi di mezzo, ma lo slovacco spazzò via qualsiasi dubbio nel ritiro estivo di Dimaro con quei saltelli a ritmo di “chi non salta rossonero è!” che suggellarono l’innamoramento assoluto e cieco dei tifosi e della città.
DESTINO – La crisi del settimo anno, inoltre, non ha risparmiato nemmeno Hamsik e il Napoli. Il destino ci ha messo molto del suo facendo sì che Marek vivesse la sua peggior stagione in maglia azzurra (7 reti totali e prima annata non terminata in doppia cifra) caratterizzata anche da un infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi per due mesi. Tutto ciò proprio nell’anno della rifondazione azzurra di Rafa Benitez che ha cambiato radicalmente il Napoli nella mentalità e nelle modalità di gioco e di lavoro; troppo facile, per chi non aspettava altro, trovare aderenza tra le due cose e tessere trame che vedono un calciatore fuori dal progetto e convinto di andar via per sposare progetti e contesti tattici (a detta di esperti) a lui più consoni. Ma meno male che gli innamorati si lasciano sempre guidare dai propri sentimenti; e se da un lato i tifosi del Napoli hanno sostenuto Marek più che mai, proprio quest’anno, dall’altro Marek ha risposto con il consueto impegno, la dedizione e l’educazione che sempre l’hanno contraddistinto, dimostrando con i fatti e con le parole di volersi riprendere il Napoli ed il suo ruolo di capitano e, soprattutto, protagonista. Chi attende al varco le ormai arcinote e banali dichiarazioni sull’incertezza del futuro e del calciatore come perfezionista, può anche lasciar perdere: non le sentirà mai venir fuori dalla bocca di Hamsik, da colui che nel momento più difficile della sua avventura napoletana ha pubblicamente riconosciuto di essere il principale responsabile di una stagione sottotono e di avere come unico obiettivo quello di fare di tutto per rendere al meglio l’anno prossimo; perché è così, perché Marek è il capitano del Napoli ed un napoletano a tutti gli effetti, anche se nato a Banská Bystrica.
Luigi De Magistris
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