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Marek Hamsik è il re degli assist

Solo Iniesta tiene il passo di Hamsik come assist per i compagni

La cresta anche a mo’ di corona, è lui il re degli assist in Europa. A quota 14, primato condiviso con (nientepopodimeno) Iniesta. E allora, andiamoci piano con le incertezze. Perché due (per adesso) bastano e avanzano, e perciò ci vuole almeno una certezza (di quelle conclamate) per ridurre sensibilmente il gap. Mazzarri e Cavani restano? Bohhh. I giochi-Champions in effetti non sono ancora fatti (del tutto) e sul destino dei top player di panchina ed attacco, come si suol dire in certi casi, si brancola ancora in un buio piuttosto pesto. Fra silenzi prolungati e piccoli indizi da cogliere nell’aria ed in mezzo ai denti. Nell’interminabile e tortuoso vociare dei siti, “expo” di teorie disparate, a volte spinte sino all’inverosimile. 

SI’, IO MI FERMO QUI – Ma, tant’è: il tecnico e il Matador fanno gola a tutti, anche a chi vorrebbe semplicemente disquisire, teorizzare. Ma se loro si muovono in continuazione su di un surreale scacchiere calcistico senza confini, la statuina di Hamsik resta invece ben ancorata, e non ondeggia nemmeno se i venti cominciano a soffiare. Lui resta. E come gli altri due è indubbiamente, e con annessa sfida di prova contraria, un top player. E quindi, vedi ‘o Marekiaro quant’è bello, spira tanto sentimento (ormai in tutti), ma quello che più conta è che: lui resta. 

MAREK SUL TRONO – Quattordici. Gli assist in condominio con il galattico Iniesta, e non è per niente poco. Visto che gli leggono la targa fior di campioni, come Mata, Messi e Totti (a 12), e poi Fabregas, Muller, Ribery, Payet e Lahm (a 10). Ecco la top ten degli uomini dell’ultimo passaggio, in chiave europea, scaturita da una comparazione fra serie A, Premier, Bundesliga, Liga e Liga On francese. Primato al Napoli e il suo Marekiaro, capace di mandare in gol un po’ tutti, da tutte le angolazioni ed i punti del campo. Con entrambi i piedi, indifferentemente, ed anche di testa e di cresta se vogliamo. Altra “mossa” di quell’inesauribile e sempre più vasto repertorio che nobilita di stagione in stagione le sue già preziose corde. Una vera ira di Dio dalla mediana in su, inarrestabile, imprendibile, mai così intonato come nell’ultima parte di campionato. Perché è anche e soprattutto merito dello slovacco se, dopo la debacle di Verona (col Chievo) il Napoli s’è “scetato”, divenendo a lunghi tratti irresistibile. Sino a portarsi a tanto così dalla sospirata Champions, ingresso principale. 

“SEI” UN MITO – Di già? Probabilmente sì. E quel sei (numero) sta per le stagioni alla corte partenopea. Un crescendo di emozioni, un idillio sempre più vivo e mai messo in discussione, nemmeno quando correva la “favoletta” di Mister X e il Milan, rimasta tale solo per i bambini (tifosi) da impaurire. Sei stagioni una meglio dell’altra, infarcite di ripieni sostanziosi, di numeri importanti ed anche di attaccamento tangibile a maglia e città. La bella liaison continua a dispetto di tutto e tutti, anche di alcune vicissitudini di troppo e qualche orologio in meno. E non si tratta solo di assist, poiché l’ex bresciano ha anche sfornato a fronte di 258 presenze, ben 67 gol (in totale, 58 in campionato senza quella da dividere con Borja Valero), risultando peraltro capocannoniere per tre anni consecutivi, dal 2007 al 2010, e con un record personale di 12 centri realizzati nella stagione 2009/10. 

PAROLE IN LIBERTA’ «Abbiamo la Champions nelle nostre mani» gioia quasi sfrenata nelle parole affidate al suo sito ufficiale, e tradotte dallo slovacco in “azzurro”. Dopo l’affermazione all’Adriatico. «Abbiamo dominato per tutto il match. E’ stato difficile, ma siamo stati bravi ad attendere. Si capiva che era solo questione di tempo e pazienza. Siamo riusciti a centrare il nostro obiettivo immediatamente dopo il riposo. E ora, quando mancano soltanto quattro partite, possiamo affermare di essere in prossimità della fase a gironi della Champions. Ora siamo quasi alla fine della stagione e ce l’abbiamo nelle nostre mani».  Che dire, ha detto tutto lui ed ogni commento potrebbe essere superfluo. Ma vale la pena di rimarcare ancora una volta, che questo geniaccio con la cresta sempre più acuminata, a suon di grandi numeri e prodezze, ha visto schizzare il suo valore alle stelle: almeno sei, sette volte in più di quello ch’era costato (5,5 milioni). Ha fatto le fortune di un Napoli di cui è diventato indiscusso emblema. E certezza. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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