NAPOLI – Non sogna il Real o il Barça, né lo United o il Chelsea, né tantomeno la… California. Ma per lui il sogno e il son desto si fondono in un’unica godibilissima realtà, che si affaccia su di una vista mozzafiato. Sul più profondo azzurro, da contemplare rigorosamente in prima fila. Così vicino da farsi mancare il respiro. Non brama le ricchezze dei templi del calcio, ma la quiete, la coltre di familiarità ed affetto del Villaggio (Coppola). Laddove è pure libero di tirare calci al pallone quando gli gira, in strada, con i figli di amici e conoscenti; laddove ci vuole un meno di niente per raggiungere Castelvoturno ed allenarsi coi ragazzi della Primavera. Giocare con loro, come uno di loro, come se fosse un’altra prima volta, estasiato da quel lasciarsi andare che sa di profondo relax ma anche di parecchio costruttivo. Non guarda le vite degli altri, ma si fa rapire dalla sua, deliziato da quell’andamento semplice (e all’occorrenza lento) che gli permette di godersi tutto il godibile. Iniziando dalle piccole e semplici cose. Come correre a piedi nudi sull’arenile prospiciente alla nuova dimora (“l’ho acquistata da un amico, ci è piaciuta da subito”), o anche giocare a nascondino con Christian e Lucas, coinvolgendo pure Martina. In giardino, fra schiamazzi e gridolini di spensieratezza. Cielo azzurro su, e pure mare azzurro giù: Marekiaro vuole solo quel panorama unico, schiusosi d’improvviso il 28 giugno del 2007, e che gli ha riservato gioie in quantità (accompagnate da qualche piccolo ininfluente dolore). E’ ormai per lui un’importante ragione di vita, di quella vita che aveva più volte sognato. Così com’è adesso.
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello sport
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