NAPOLI – Non siamo qui per spaccare il capello, ci mancherebbe. In questo caso si tratterebbe peraltro di cresta: ma quella è sempre lì, e nessuno gliela toccherebbe mai. Anzi, proprio quell’acconciatura che, a ben pensare, ricorda la sommità di un elmo greco, è una sorta di emblema. Di portafortuna da sventolare, lisciare nei momenti di giubilo soprattutto (e questo è sotto gli occhi di tutti), ma probabilmente pure da accarezzare in privato, quando i pensieri si fanno pressanti e c’è da meditare. Concentrarsi, per (ri)trovare il giusto garbo: della cresta, ma anche di tutto ciò che professionalmente potrebbe fare qualche piccola piega. Marek Hamsik, al di là di alcuni trascurabili dettagli, è il vanto di un club che ha puntato da subito su di lui, è una vera e propria bandiera azzurra ormai molto difficile da divellere. Lo si deduce pure delle reiterate dichiarazioni d’amore per la maglia e la città, mai lontanamente somiglianti a proclami di circostanza. High fidelity dunque, ossia vero amore.
DETTAGLI – Piccoli ed anche un po’ fastidiosi dettagli che, con i dovuti accorgimenti, sono sicuramente destinati all’oblio. Il Marek attualissimo, andando al dunque, non pare proprio quello che è partito sgommando ad inizio stagione. Con la manna di ben cinque centri in sette partite e la voglia di spaccare il mondo. Quella sicuramente è rimasta, ma l’Hamsik dell’ultima ora sembra aver perso gran parte di quello slancio: sembra a tratti appannato, a tratti spaesato, a tratti frenato. Da chi o cosa? Forse solo da contingenze passeggere, momenti di sorte avversa, questione di piccole e risolvibili contrarietà. Fatto sta che da quello storto Roma-Napoli in poi, non ha più tanto brillato. Periodi che vanno a bilanciarsi? Può darsi. C’entra però pure la rincorsa al Brasile (perso) con la nazionale, il piccolo affaticamento agli adduttori che ne è derivato ed il nuovo rodaggio per ritrovare la condizione migliore. Potrebbe entrarci pure la posizione nel nuovo modulo, e le continue variazioni degli spazi di competenza e i punti di riferimento, gli interlocutori. Da Pandev a Higuain, e viceversa. Ma, non c’è da preoccuparsi però: l’allarme potrebbe spegnersi a momenti.
STANOTTE – Solo dettagli perciò, pronti a passare in secondo piano. Stanotte è una nuova notte per ritrovare quei motivi migliori solo sopiti. Anche se c’è da ribadire che, se il Marekiaro più attuale (sempre primo cannoniere azzurro con Callejon ed Higuain), non è apparso fulgido, ha quantomeno contribuito a stabilizzare gli equilibri in campo con un lavoro meno appariscente ma anche più pesante. Come confermato dalle statistiche inerenti ai chilometri percorsi. Gli mancano il tempo giusto per gli inserimenti micidiali, il guizzo per far saltare interi reparti? Non sarà per molto. Intanto stasera proverà a ritrovare il gol, con quel Catania che ha infilzato una sola volta giusto nove mesi fa (2 febbraio), risultando determinante anche con l’assist per il raddoppio di Cannavaro.
LA SCALATA – Con un fresco rinnovo di contratto fino al 2018 (da sei anni e quattro mesi a Napoli), hai voglia di scalate… Nomi illustri della storia calcistica partenopea sono ormai alla sua portata. A quota 274 è settimo nella graduatoria per presenze assolute, preceduto da Bruscolotti, Juliano, Ferrario, Ferrara, Cannavaro e Gramaglia, e a sole quattro lunghezze dal capitano. Nono per presenze in A (227) e sempre in doppia cifra, con 75 reti è ottavo (66 in campionato). Inoltre con 31 presenze comanda la classifica relativa alle competizioni Uefa, davanti a Ferrara e Bruscolotti. Numeri da grande.
fonte: Corriere dello Sport
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