Scaramantici lo sarete voi: e per quell’uomo che va in giro – sempre – con la numero 17 sulle spalle, non c’è tabù ch’esista (o resista), né rito propiziatorio da avviare, né superstizione a cui aggrapparsi: «Abbiamo la Champions nelle nostre mani». Scripta manent: e poi ognuno faccia quello che vuole, perché lo scrive Hamsik (in slovacco) e lo traducono quelle riflessioni abbondanti su un’ora e mezza di pura intensità, di calcio sciccoso esibito in punta di piede: «Abbiamo dominato per tutta la partita». Crederci o non crederci: non c’è problema, perché alla faccia di qualsiasi pregiudizio, l’Hamsik «tecnologicamente avanzato» punta dritto attraverso il proprio sito a quelle notti stellate e la colonna sonora che lo manda sistematicamente in estasi sembra possa già partire.
Gol di Inler, poi gol di Pandev, infine gol di Dzemaili: e il tutto farcito attraverso la sapienza d’un rifinitore che ha pochi eguali, d’un assist-man che strapazza la concorrenza interna (e pure quell’esterna), d’un filantropo del calcio che in quel mare magnum ch’è la felicità attuale ha infilato una sequenza di perle – nel palleggio, nella rifinitura – da lasciar senza parole.
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