Aspettando che la Roma scenda in campo, il Napoli riacciuffa la vetta: è una doppietta di Pandev a stendere il Genoa e a disarcionare Liverani, ormai destinato a lasciare il posto a Gasperini. Gli azzurri chiudono il conto in neanche mezz’ora, approfittando di un avversario confuso e molle, poi amministrano aggrappati alle ripartenze, accarezzano i tre punti e scordano il Sassuolo. Non si notano il turnover senza eccezioni, il confino di Higuain e Hamsik in panchina: il gap resta ciclopico sul piano tecnico e i rossoblù non scovano antidoti tattici, il peggio è che manchi loro il cuore e l’opposizione si estingua in un pressing fiacchissimo. Stupisce, nelle fila azzurre, che Pandev non rilevi l’argentino, ma affianchi sulla trequarti Insigne e Callejon: il riferimento offensivo è Duvan Zapata, al debutto in campionato, sconta chiaramente il noviziato ma anche in questo caso nessuno se ne accorge.
BOTTEGA – Il Napoli trova subito terreno fertile e affonda con facilità impressionante: chiude bottega in un quarto di partita con i primi gol stagionali del macedone. Quello che scardina il match è emblema della confusione genoana, sbocciando da un errore di Kucka che dosa male un retropassaggio a Perin; quello che sigilla il 2-0 riassume invece la qualità azzurra, propiziato di un filtrante chirurgico di Insigne. Due schiaffoni violenti e giusto un buffetto per replica: incornata leggera di Biondini. Ci sarebbe, in verità, anche un’incursione di Gilardino disinnescata da Reina con un’uscita di testa, però dietro l’occasione non c’è un’azione bella o tenace, solo una distrazione di Britos, isolata in una buona prestazione.
DISPERAZIONE – Impossibile andare avanti così, Liverani lo comprende e prova a incollare una toppa: richiama Gamberini e innesta Stoian, disegnando il 4-3-3. Piccoli miglioramenti, un moto d’orgoglio e qualche contrasto rude a metà campo che in una serata così è già un sospiro di sollievo. Non basta per impaurire i ragazzi di Benitez, figurarsi per immaginare di riaprire la partita: anche per questo, dopo un’ora a senso unico, vissuta in balia della corsa di Zuniga, delle verticalizzazioni di Behrami e Inler, dei tagli di Callejon, il tecnico rossoblù, dopo aver cercato ancora d’aumentare incisività con Santana, tra disperazione e coraggio spedisce in campo Fetfatzidis e abbozza quasi il 4-2-4.
PRECIPITAZIONE – Cambia pelle anche il Napoli: in apertura di ripresa entra Cannavaro per l’acciaccato Albiol, poco dopo lo spicchio partenopeo del Ferraris (bella festa, con le due tifoserie gemellate) s’infiamma per Higuain che abbandona la panchina e dà respiro a Zapata, affaticato e non ancora padrone degli schemi. Amministrano, adesso, gli azzurri: controllano il Genoa che cresce un poco e giocoforza si sbilancia, s’avvinghiano al caro vecchio contropiede che sfuma sovente per precipitazione o cocciutaggine. Rischiano anche un paio di volte su Gilardino, che prima gira di testa sfiorando i palo e poi, su lancio di Fetfatzidis, viene fermato per un fuorigioco che non c’è: cade anche in area, abbattuto da Cannavaro, però la bandierina è già alzata e le proteste si svuotano.
QUALITA’ – Il nazionale greco venuto dall’Olympiakos aggiunge un minimo di qualità, distribuisce buoni palloni e impensierisce personalmente Reina, però non basta per cambiare destino: è troppo tardi, la fortuna non dà una mano (l’ex Calaiò manda fuori d’un soffio) e i dispositivi azzurri funzionano, pazienza se concedendo qualcosa specie sui cross. Benitez rinforza gli argini con Dzemaili al posto di Pandev, s’arrocca quando è necessario attorno ai due mediani, mura con Britos, respira grazie alla velocità di Higuain che appena può rovescia fronte. Alla fine sorride e rivolge il pensiero all’Arsenal. Anzi, prima alla Roma: al momento scavalcata e in campo stasera.
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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