L’ultima volta che mise piede a Napoli, nel giugno del 2005, furono necessari 14 blindati della polizia per tutelarlo dall’abbraccio dei suoi tifosi. Ora ci sarebbe un’altra data del ritorno in Italia di Diego Armando Maradona: martedì prossimo, 26 febbraio. C’è pure un piano di volo ben preciso, annunciato dal suo legale, Angelo Pisani: il volo della compagnia saudita Emirates che atterrerà a Milano Malpensa proveniente da Dubai nel tardo pomeriggio. Ovvio, Maradona potrebbe cambiare idea in ogni momento. Come ha già fatto tante, tantissime altre volte in questi ultimi 12 mesi (si era fatto persino prenotare un posto all’Olimpico per la finale di Coppa Italia).
Nel frattempo Diego affida a Pisani una lunga lettera in cui torna a parlare del suo braccio di ferro con l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia e della sua voglia di rimettere piede nella città dove ha vissuto per sette anni. «Spero di ritornare in occasione della gara con la Juventus per poter rivedere la mia amata Napoli e i miei indimenticabili tifosi napoletani», c’è scritto. E aggiunge: «Perché penso proprio che quest’anno il Napoli possa vincere lo scudetto proprio perché ha dei tifosi meravigliosi». Facile, pensando alla sfida con la Juve, ripescare nella mente la sua punizione del 3 novembre 1985, un trancio di pura genialità: calcio a due in area, barriera a tre metri, palla nel «sette».
Nell’attesa del secondo Grande Ritorno, Maradona prende al volo l’occasione per tornare a ribadire che «Ho letto le sentenze che mi riguardano e combatto perché tutti i cittadini onesti siano liberi. La gente non può essere perseguitata dal Fisco e non può essere costretta a pagare tante tasse».
Già, ci sono stopper che neppure il mitico sinistro de Dios riesce a togliersi dalle caviglie. E questi benedetti mastini del fisco sono peggio di Goicoechea, il basco che nel 1983 lo azzoppò per sei mesi. Secondo i vertici di Equitalia dovrebbe al nostro erario qualcosa come a una quarantina di milioni.
La materia è delicata, ed è bene lasciare i sentimenti fra parentesi. Maradona questo lo sa bene. El Pibe scrive nella lettera: «Volevo tornare nella mia Napoli in questi giorni per continuare assieme al mio avvocato e amico Angelo Pisani, la mia battaglia contro un fisco italiano disumano e senza rispetto per la verità, un Fisco che mi ha perseguitando ingiustamente da anni solo perché mi chiamo Maradona anche se la supposta violazione risulta nulla perché inesistente».
Poi, anche un po’ a sorpresa, se la prende con un suo vecchio amico, Salvatore Bagni che pure da Equitalia si era beccato una bella tirata d’orecchie nel tentativo di difendere pubblicamente il suo ex compagno di squadra desideroso di rientrare a Napoli in occasione dei suoi 50 anni (nell’ottobre del 2010). «Purtroppo persone che portano il nome di Salvatore Bagni ed il suo avvocato non si sono mai battuti e interessati della ingiustizia che ho subito: voleva solo i soldi per presentare i ricorsi. Solo Pisani ci ha sempre creduto scoprendo verità e sentenze nascoste e ci ha lavorato da solo in quest’ultimi 2 anni. Ringrazio invece Beppe Bruscolotti e Bruno Giordano persone umili ed amiche che come tanti tifosi mi sono sempre stati vicini».
E Bagni come replica? «Sono stupito, ci sentiamo con una frequenza inaudita. È vero che un anno fa ha rotto con l’avvocato che gli avevo indicato, ma che colpa ne ho io? Lui è un professionista, non si saranno messi d’accordo. Ma la nostra amicizia dura da trent’anni e sono certo che non viene scalfita da questo episodio tirato fuori non so per quale motivo».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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