«Mio padre è di Napoli e io mi sento molto napoletano, anche se sono nato e vivo a Milano. E Diego è Napoli. Lo è stato e lo sarà per sempre» Paolo Castaldi spiega con semplicità l’origine del suo ultimo libro a fumetti, intitolato «Diego Armando Maradona» (208 pag, 15 euro), che le edizioni BeccoGiallo manderanno in libreria mercoledì prossimo, il 10/10, data scelta in onore dello storico numero di maglia del Pibe de Oro.
«Non ho voluto fare una biografia, ma un libro che piacesse a me e ai tifosi e che facesse giustizia di un grande personaggio: l’unico Dio laico per milioni di persone» aggiunge l’artista trentenne che l’anno scorso pubblicò, sempre con BeccoGiallo, «Etenesh, l’odissea di una migrante», un’altra storia vera anche se di un personaggio sconosciuto.
Per mettere a punto la sceneggiatura Castaldi ha impiegato sei mesi durante i quali il testo ha subito molte modifiche: «Ognuno degli undici capitoli che compongono il libro ha una diversa voce narrante, ma il protagonista è sempre lui, Diego». Ad averlo affascinato è soprattutto la personalità di Maradona, fuori dal campo di gioco. «Ha fatto più lui per i napoletani negli anni in cui ha giocato con la maglia azzurra, che lo Stato italiano in sessanta anni. A Napoli, Diego ha fatto politica come d’altronde continua a fare ancora oggi, scegliendo di stare dalla parte dei più deboli. In questo è unico. Gli altri calciatori sembrano degli elettrodomestici che sanno fare una sola cosa e che non dicono una sola parola su tutto ciò che c’è al di fuori del campo di calcio. Per questo, lui rimane unico e aveva molti nemici tra i poteri forti» sostiene Castaldi, ricordando sia il giudizio del regista Emir Kusturica («Se Diego non fosse stato un calciatore sarebbe stato un rivoluzionario») che quello dell’allenatore Ottavio Bianchi, con cui peraltro spesso litigava («In quattro anni non l’ho mai sentito una volta rimproverare un compagno di squadra. Non ha mai fatto pesare il suo talento, per quelli che sbagliavano aveva sempre una parola di incoraggiamento»).
A rendere particolare Maradona, secondo l’artista napoletano-milanese, non sono stati solo i suoi piedi ma, citando le canzoni di Francesco De Gregori, «il cuore e la testa». Nel volume di BeccoGiallo sono illustrate comunque anche molte magie calcistiche di Diego, i suoi gol col Napoli e altri, a cominciare dalla sequenza di quello più famoso della storia del calcio, realizzato contro l’Inghilterra durante i Mondiali del 1986 in Messico. Al di là del pallone e della passione per una squadra o per il suo calciatore più rappresentativo, a Paolo Castaldi interessa raccontare la realtà. Per questo annovera tra i suoi maestri ispiratori Andrea Pazienza e Joe Sacco, ricordando di loro soprattutto «Pompeo», dov’è rappresentato l’inferno della droga, e il reportage illustrato «Gaza 1956», esempi di opere, pur così diverse, di profondo impegno civile. «È assurdo vedere un antagonismo tra la finzione e la realtà, tra le avventure di Dylan Dog della Bonelli e il Maus di Art Spiegelman. Il fumetto è insieme l’uno e l’altro. Io, ad esempio, credo che debba interessarmi della vita di tutti i giorni così come sento il bisogno di inventare delle storie, andando al di là del cosiddetto graphic-jounalism» spiega Paolo Castaldi che, per mantenersi, lavora in veste di illustratore e sceneggiatore visivo anche per vari committenti televisivi e commerciali e diversi studi creativi come Real Life Television, Studio Bozzetto e Agr Factory.
Al pari degli altri fumettari, Castaldi scoprì la sua inclinazione per il disegno da bambino, prima all’asilo e poi leggendo Topolino e soprattutto gli albi dell’Uomo Ragno. «Mi sembravano fantastici. Contenevano dramma, avventura, azione e sentimento. Il tutto creato con molta fantasia, ma anche con mezzi semplici, come le matite e della carta. Il fumetto è l’unico media con queste potenzialità» dice Castaldi, ammettendo che per avere successo come fumettaro, o almeno raggiungere dei risultati apprezzabili, occorre disporre anche di una notevole dose d’incoscienza o, meglio, di pazzia intesa come passione talmente forte da condizionare ogni scelta di vita. Più o meno e con le debite proporzioni, come ha fatto nella sua avventurosa esistenza Diego Armando Maradona.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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