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Maradona e Sofia Loren, destini da bersaglio. La storia assolverà Diego

Sosteneva Fidel Castro che la Storia lo assolverà. Più modestamente il suo amico Maradona spera che ad assolverlo sia il fisco, che è molto più pressante degli storici e fa più male. Intanto, però, la cronaca giudiziaria lo affianca, in un binomio tale da scatenare le fregole più reattive dei napoletani, a un altro mito che ha esaltato Napoli nel mondo: Sofia Loren, liberata, 31 anni dopo, dalle accuse che la portarono in carcere. «Voglio incontrarla» ha commentato, da Dubai, el Pibe de Oro, «sono felice per lei e vorrei farmi spiegare come ha fatto ad essere così forte per una battaglia tanto lunga e dura contro il ”mostro” fisco». E si è subito trasformato in un paladino di tutti i tartassati, lasciando perdere gesti dell’ombrello e strizzatine d’occhio da eterno fanciullo: «Non si può trattare la gente come se fossero tutti delinquenti, e poi dopo 40 anni dire ”scusate, abbiamo sbagliato”. Non mi piegherò mai alle ingiustizie del fisco. Rispetto l’Italia, le istituzioni italiane e i contribuenti, dico che bisogna pagare le tasse, ma quelle giuste, non quelle che si inventano».
È il Maradona che atterra e suscita, che consola sempre e non affanna mai, capace di dribblare tutti gli avversari. smarcarsi, e riscattarsi da ogni malandrino gol segnato con la mano di Dio. Ora, però, deve far dimenticare il braccio del diavolo: quel «tié» infantile e un po’ cialtrone nel salotto tv di Fabio Fazio che ha fatto indignare gli onesti, ma soprattutto i disonesti. Diego è al di là del bene e del male. È Maradona. È. Punto. Altre squadre potranno comprare tutti gli arbitri del mondo, ma non avranno mai visto giocare il Padreterno del calcio con la propria casacca. Così scatta l’insulto e la sentenziosità pelosa della Rete che lo sta inseguendo da giorni, più maldestramente di Equitalia.
A freddo, però, bisogna misurarsi con una vicenda fiscale che ha dell’incredibile. Esiste un’evasione formale e una sostanziale. A Maradona è stata inflitta una multa che ad altri (Careca e Alemao) è stata tolta, solo perché Diego non ha presentato un ricorso. Fatelo voi un ricorso, se ne siete capaci, da un letto dove si giace in coma, per una vita da genio disperato, da costruttore, distruttore e bestemmiatore di se stesso. E quella cifra, per le acrobazie incredibili di un fisco che da decenni non riesce a stanare i veri evasori (lasciamo nelle loro mani 150 miliardi di euro ogni anno) e che ha identificato in Maradona il pesce grosso, il bersaglio facile e l’uomo debole, incapace di difendersi dal male che si procura da solo, quella cifra è lievitata da 6 milioni a 39, più di sei volte tanto. Roba che neanche i mercanti scespiriani sarebbero capaci di esigere.
Tutto è andato in giudicato, si dice. Ma l’ingiustizia è compiuta. Non si può assolverne due e condannarne uno per lo stesso identico fatto. A Diego è toccata la solitudine del calciatore primo insieme alla condanna di chi si vede sfacciatamente e incivilmente togliere le collanine dal collo e gli orologi dal polso appena mette piede in un aeroporto italiano. Maradona non conosce rimorsi, lo sappiamo da sempre, da quando ha lanciato quel pallone in cielo al San Paolo, il giorno che è stato presentato agli ottantamila in delirio delle curve e delle tribune. L’abbiamo imparato negli anni, quando per le sue finte (scioglievano il sangue nelle vene) chiudevamo gli occhi sulle frequentazioni inaccettabili e sulla droga che lo stordiva invece di consegnargli la forza che altri campioni hanno cercato e trovato negli anabolizzanti e zupponi vari.
Ogni dettaglio, scandaloso e sublime della sua vita da scugnizzo senza scuorno è stato messo a nudo. Ce l’hanno consegnata in blocco e spacchettata. Qualcuno l’ha perdonato con la formula ipocrita che salva il calciatore e condanna l’uomo. E invece, no. L’uomo è uguale se non superiore al giocatore, perché è altrettanto vero e forte e contiene in sé la gioia e il dolore, la grazia e la perdizione. Quando si è Caravaggio, che si macchiò di un assassinio, un reato molto più grave di un mancato ricorso all’erario, quando si dipingono «Le sette opere della Miserdicordia», quando il genio disturba il mediocre, non aspettatevi la misericordia. Maradona è questo. La Storia lo assolverà, ma non bisogna aspettare tanto.

Fonte: Il Mattino.

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