I 53 anni sono dietro l’angolo (30 ottobre), il decennio di libertà dalla droga poco oltre (mancano 4 mesi) e al centro dei pensieri di Diego Armando Maradona c’è il Napoli. Un giorno, «dopo Benitez», lo vorrebbe guidare, ma «tanti procuratori mi temono» racconta il Pibe de Oro, nel suo pomeriggio milanese, parlando di nemici, dal presidente della Fifa Blatter a quello della Federcalcio argentina Grondona, senza dimenticare il mai amato rivale Pelè, «il moreno», puntando l’indice contro le partite truccate, scherzando su Papa Francesco ed esaltando Messi, ora il numero 1 davanti a Cristiano Ronaldo e Balotelli, su cui non ha dubbi: «Va lasciato in pace».
«Solo maghi, bambini e ubriachi dicono la verità», sorride la Mano de Dios prima di aprirsi in una chiacchierata con Gianni Minà (ha curato la riedizione di una collana di dvd della Gazzetta dello Sport). Lo aspettano anche oggi all’Olimpico per il big match Roma-Napoli, ma il personaggio è imprevedibile. «Totti è immenso e questo Napoli è da scudetto. In tv o allo stadio, certamente la vedrò», assicura l’ex stella di Boca Juniors, Barcellona e Napoli, che sogna un giorno di tornare nel campionato italiano («Allora si giocava un Mondiale ogni domenica») e sedere sulla panchina del San Paolo. «Quando va via Benitez, mi piacerebbe allenare il Napoli – ammette – Ma ci sono procuratori che non gradiscono che Maradona alleni una squadra. Cambiano ovunque gli allenatori, dalla Spagna all’Italia, dall’Inghilterra alla Russia, ma queste persone hanno paura di me».
Ad altri nemici imputa l’addio alla nazionale argentina dopo l’uscita ai quarti dal Mondiale 2010. «Non sono più ct perchè non mi sono inginocchiato davanti a Blatter e Grondona. Ed è troppo brutto il futuro dell’Argentina – attacca – se il figlio di Grondona allena le giovanili. Non deve scandalizzare il 3-2 dell’Uruguay contro l’Argentina…». Il senso è: quella partita non era “sistemata” come altre. «Se il calcio continua così la gente comincia a capire che le partite sono truccate andiamo via e mettiamo una telenovela», nota l’argentino, che per Blatter ne ha ancora. «Tutti i pensatori della Fifa hanno da 95 anni in più, come possono vedere la realtà se non sanno guidare una macchina?», punge ancora Maradona, che ricorda con un certo piacere il premio come miglior calciatore del secolo ricevuto dal presidente della Fifa. «Gli amici di Pelè hanno dovuto dargli un riconoscimento che non valeva un c…», sottolinea rivendicando la sua continua sfida al mondo e l’amicizia con Fidel Castro e Hugo Chavez, «gente che non ha vinto comprandosi i voti».
Si nota una certa ammirazione anche per Papa Francesco. «Cosa vorrei fare da grande? Il Papa. Ehi, non ho detto papà, sennò vengono fuori casini – scherza Maradona, arrivato a Milano con la fidanzata Rocio Oliva, trent’anni più giovane – Se giocassi ancora lì credo il Papa tiferebbe Napoli. Ma il “cuervo” è tifoso del San Lorenzo, un corvo mai sarà del Boca Juniors». La platea ride, poi cala il silenzio quando Maradona racconta come ha chiuso il suo rapporto con la droga. «Mia figlia Dalma mi disse: non morire, mia sorella ha bisogno di te. Fra quattro mesi saranno 10 anni che non prendo niente – racconta – Io ho fatto male a me stesso, ma non ho portato con me altre persone. Ai ragazzini dico di non provarlo, è troppo brutto». A Balotelli anche darebbe qualche consiglio, «ma ognuno gestisce la sua vita come vuole, lasciatelo tranquillo. I calciatori – chiarisce – sono esempi sportivi, non di vita».
Fonte: Il Mattino.
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