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Maradona scrive a Renzi: “Non sono un evasore”

Lettera al capo del governo e al ministro della giustizia Orlando. Ripercorsa la vicenda: «Incostituzionali le richieste di Equitalia»

L’avvocato Angelo Pisani, difensore di Diego Armando Maradona, ha trasmesso questa mattina una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi, inoltrata anche al ministro della Giustizia Andrea Orlando.

In questa lettera l’avvocato Pisani illustra ai due esponenti del Governo le palesi illegittimità, anche di carattere costituzionale, della guerra giudiziaria che tuttora vede incredibilmente il campione vittima del fisco italiano.

Al centro della missiva, che riassume i diversi profili giuridici dell’assurda vicenda, i danni per l’immagine del nostro Paese all’estero derivanti da un presunto debito mai esistito – come stabilito da sentenze della magistratura penale, civile e tributaria, tutte richiamate nella lettera – se non in una fantomatica “notifica” del fisco italiano, mai pervenuta al campione e comunque priva di fondamento.

Una vicenda che dunque, «oltre a mortificare i diritti personali del campione – scrive Pisani – continua a generare riflessi negativi sull’immagine del Paese e preoccupazione per chiunque voglia intrattenere rapporti commerciali con un’Italia in cui si perseguitano anche personalità di livello internazionale, brandendo pretese fiscali non dovute e già giudicate categoricamente illegittime dalla magistratura, oltre che indubbiamente incostituzionali».

Peraltro, viene aggiunto, «la vera storia giuridica di questa paradossale via crucis, che vede vittima del nostro fisco, cieco e arrogante, un campione del mondo, in realtà non è stata raccontata compiutamente e correttamente da tutti gli organi d’informazione nostrani, a differenza di quanto avvenuto all’estero, dove la vicenda di Maradona è nota. La conseguenza è che l’italiano comune – e spesso, per mancanza di approfondimenti, anche chi riveste cariche istituzionali – è convinto che Maradona sia un furbo evasore che ha cercato di farla franca, prima di essere stanato dai nostri implacabili esattori». «Ma non è così – spiega Pisani, che allega una documentata nota giuridica – anzi, la verità è esattamente l’opposto, e a dimostrarlo ci sono inconfutabili documenti ed incontrovertibili sentenze».

L’avvocato riassume in poche battute le più clamorose illegittimità di tutta questa storia, rinviando alla nota allegata tutti i riferimenti normativi connessi. «Nel 1991 – si legge nella missiva – l’Agenzia delle Entrate notifica al solo Calcio Napoli di aver effettuato un accertamento sull’ipotesi di una interposizione fittizia riguardante i tre calciatori stranieri Maradona, Careca e Alemao nella loro veste di dipendenti della Società Calcio Napoli. Due successive sentenze della Commissione Tributaria (126/01/1994 e 598/01/2013) stabiliscono che tale ipotesi non è fondata e nelle more la Società Calcio Napoli aderisce anche al condono tombale per sé e per i dipendenti come Maradona. Fa ancor di più la Procura della Repubblica (pubblico ministero Luigi Frunzio), che negli stessi anni archivia le indagini a carico della società e dei tre giocatori, stabilendo che nessun illecito tributario è stato commesso. Lo stesso Calcio Napoli poi, per massima prudenza, in sede fallimentare regolarizza il condono tombale su qualsiasi eventuale pendenza fiscale. Pertanto la pretesa del fisco, seppur non dovuta, veniva pagata dalla Società».

«Di che parliamo, allora – sottolinea Pisani – da dove nasce la “caccia all’uomo” con tanto di aggressioni personali ai danni di Maradona ogni volta che mette in Italia il suo “pibe de oro”? Nasce esclusivamente da un problema di pretestuosi cavilli su presunte notifiche non contestate, come ha stabilito la Cassazione nella famosa sentenza del 2005: che nulla dice sulla liceità o meno della pretesa fiscale, ma con una sentenza di mero rito dichiara solo l’avvenuta notifica nel 2001 al Campo Paradiso di Soccavo: impianto all’epoca già chiuso da anni, mentre Diego era da tempo all’estero ricoverato in clinica».

Di qui l’impietoso riferimento ad un sistema fiscale che, come in questo caso, «può permettersi di pretendere tributi da un contribuente – pur sapendolo innocente sulla base di sentenze passate in giudicato – e non per l’esistenza di una violazione, ma solo per la notifica di un avviso errato, su una tassa non dovuta, ma non opposto nei termini». «Sì – incalza Pisani – nel nostro Paese avviene anche questo: puoi notificare a qualcuno un debito inesistente e, se questi non si oppone (perché non ne viene a conoscenza), quel debito, che non era mai stato contratto, si trasforma in atti esecutivi e pignoramenti».

Quanto pesa sulla credibilità del nostro Paese all’estero una brutta vicenda come questa, che calpesta i principi Costituzionali? E’ quanto, a questo punto, chiede Pisani nella sua lettera a Renzi: «Presidente, sappiamo che questo, fra tutti, è il tema che più le sta a cuore: l’onorabilità e il prestigio dell’Italia». Ed è proprio alla luce delle tante riforme avviate dal premier per affermare tali valori che Pisani gli chiede, a nome di Diego Armando Maradona, un intervento personale «per porre fine ad una situazione imbarazzante ed ingiusta, assurda e nociva per il nostro Paese».

«Maradona ed io, certi di poter contare sulla Sua lungimiranza e sensibilità – conclude Pisani – auspichiamo di poter organizzare un incontro per chiarire la realtà dei fatti ed augurarci tutti insieme che l’Italia possa ripartire con rinnovato slancio sui binari della legalità e dello sviluppo economico-sociale».

Fonte: IlMattino.it

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