“Il primo gol ha cambiato la gara – ha detto il c.t. dell’Argentina -, lì è iniziata un’altra partita. Penso che noi gli abbiamo facilitato il gioco, in vantaggio la Germania ha iniziato ad avere idee che prima nel Mondiale non aveva avuto, ma questo non toglie la voglia, perché il risultato non riflette quello che è successo sul campo, né toglie il mio orgoglio di essere a capo di questi giocatori. Non voglio trovare giustificazioni, però. Ringrazio tutti i giocatori, come quelli che sono stati al nostro fianco. Io ho chiamato giocatori che guadagnano tanto e sono venuti qui per la gloria, li ringrazio tutti. Il sogno non si è realizzato ma abbiamo trovato un percorso che il calcio argentino deve rispecchiare anche in futuro. Io ho visto una partita in cui ho visto buone parate, in cui loro sono riusciti a metterla dentro e noi no. Ci è mancata solo la freschezza per convertire le azioni in gol, niente di più”.
il futuro – Poi Maradona va oltre la delusione del momento: “Io posso andare via pure domani ma vorrei che questi ragazzi proseguissero a dimostrare come è il calcio argentino, senza misteri e lotte. Io devo pensare, parlare, con la mia famiglia e i giocatori e ho tante cose da valutare. Ma ho capito che il calcio che piace alla gente è questo, fatto di attacco, di gol, di spettacolo. La cosa migliore da fare a fine gara è stata di ringraziare i giocatori, non ho parlato del futuro, non era certo il momento. Io sono deluso perché rappresento il mio Paese in una gara di calcio e mi dispiace per come è andata”. Poi una stoccata a chi gli chiede se in Argentina qualcuno possa gioire per questo k.o.? “Mi prendi in giro – replica -, non farmi arrabbiare, non credo che qualcuno sia felice di questa sconfitta in un Paese che vive e respira calcio. Nessuno può essere felice per questa sconfitta. Messi? Ha fatto un gran Mondiale anche se non ha segnato e vederlo piangere nello spogliatoi è satto brutto. Chi dice che non sente la camicia che porta addosso in nazionale è uno stupido”.
l’amarezza – Infine la parte più toccante. “La tristezza di oggi è paragonabile a quella del giorno in cui ho lasciato il calcio – chiude Diego -, ma questa è più dura, perché la speranza di passare il turno era forte: potevamo finire fra migliori quattro squadre al mondo e avevamo tutti la stessa speranza. Ora mi fa male la delusione, ho quasi 50 anni, è una botta forte che non mi dà la forza per fare e dire altro”.
LA REDAZIONE
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