Tasse non pagate. Una maledetta storia che va avanti dagli anni ’80. Dagli anni in cui Diego Armando Maradona era il «pibe de oro», l’incantatore, il pifferaio magico delle folle pallonare napoletane. Oggi Diego, il signor Maradona allenatore a Dubai, è sempre il debitore di oltre 38, sì 38 milioni di euro allo Stato italiano. Tasse non pagate. E il contenzioso ha un nuovo capitolo: è stata infatti rigettata la «sospensiva» del debito di oltre 38 milioni di euro. La sezione 17 della commissione tributaria provinciale di Napoli, presidente il magistrato Gaetano Annunziata, non ha accettato le richieste del nuovo collegio difensivo dell’ex pibe. Diego, insomma, al momento resta un debitore: l’udienza per discutere il merito è stata fissata per il prossimo 5 aprile. Nell’ordinanza si indica esplicitamente «il rigetto dell’istanza di sospensione degli atti impugnati» e si «fissa per la trattazione del merito l’udienza del 5/4/2012».
Una storia tormentata. Che ha visto lo Stato italiano, tramite Finanza, sequestrare a Diego dagli orecchini ai Rolex ai preziosi, l’ultima volta al complesso di Chenot circa un anno e mezzo fa. Da ricordare poi che Diego non mette piede a Napoli dal 2005 per l’addio al calcio di Ciro Ferrara. E che nel 2010 la partita della festa per i suoi 50 anni che voleva organizzare Salvatore Bagni non si tenne proprio a causa dei «debiti» di Diego che, in pratica, lo tengono lontano da un normale transito in Italia.
Angelo Pisani, docente di Processo tributario all’università Parthenope di Napoli, e difensore di Diego Armando Maradona ritiene «incredibile e inspiegabile la provvisoria decisione della sezione della commissione tributaria di impedire ancora a Maradona di poter tornare liberamente a Napoli fino all’esito del processo. Il 5 aprile noi legali di Maradona dimostreremo davanti a nuovi giudici l’inesistenza del titolo che lo perseguita».
Pisani rileva «l’illegittimità e la prescrizione della scandalosa pretesa di Equitalia, con l’infondatezza del rigetto della sospensiva da un collegio che dall’inizio non ha assicurato alla difesa un giusto processo. Faremo ricorso alla corte europea di Strasburgo per la violazione della convenzione dei diritti dell’uomo – prosegue quindi il legale – La commissione tributaria negando a Maradona di poter di fatto esercitare il proprio diritto di circolazione in Italia, prima ancora di una sentenza definitiva, non accerta l’inesistenza della presunta cartella e dei titoli del fisco mai esibiti in giudizio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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