Il mondo ha salutato l’unica persona ancora in vita che più si avvicinava a Dio il 25 novembre 2020. Come altri grandi, Diego Armando Maradona non era solo un uomo di sport, non era soltanto un uomo. Aveva in corpo qualcosa di soprannaturale. E se qualcuno non ci crede, provi a dirlo a quelli della ‘Iglesia Maradoniana‘: una religione fondata sul culto di D10S, nella quale si celebrano anche matrimoni e funzioni religiose. Una follia? Ma no. L’uomo è affascinato dall’arte, da Robin Hood, dall’ignoto, dall’impossibile. E come l’argentino abbia avuto la forza fisica e mentale di scrivere la storia in quel modo, nessuno lo sa. E allora perché non celebrarlo?
Contro tutto e tutti
Maradona non sapeva cosa fosse la paura. Forse quando Qualcuno la spiegava quel giorno era assente, magari era in qualche campetto di Villa Fiorito a palleggiare su un campo che era più un misto di acqua e terreno. Un’assenza che gli ha permesso di essere 10 passi avanti agli altri, grazie alla sua leadership unita al suo talento. Doti di un capo, che gli hanno dato la forza di dire ciò che poi si è rivelata verità: che alla FIFA erano dei ladri, che regnava la corruzione. E le indagini successive hanno dato ragione all’argentino, che si è preso una bella rivincita dall’esclusione del Mondiale del ’94 anni dopo. L’andare controtendenza è sempre stata una delle sue più grandi qualità. Quando la gente di Napoli ‘mangiava’ letteralmente grazie ai falsi che giravano con la sua faccia, Maradona era contento, perché così riusciva ad aiutare le persone a vivere. O come quando un bambino di Acerra aveva una brutta malattia, e lui accorse in suo aiuto giocando una partita di beneficenza su un campo impraticabile, andando contro il divieto di Ferlaino, all’epoca presidente del Napoli.
Un attimo ancora
Si fa fatica ad abituarsi alla sua morte. Un attimo prima era lì, si faceva vedere: le apparizioni sul trono-panchina del Gimnasia, le interviste qua e là, qualche video su Youtube come il Cardinale Voiello di ‘The Young Pope‘ e un documentario di Kusturica. Era come se fosse lì, si percepiva la sua presenza, il suo peso. Un attimo dopo, Maradona non c’è più. Se n’è andato, ha lasciato un vuoto incolmabile. Non solo per la sua famiglia, ma per tutti quelli che lo volevano bene. El Pibe de Oro ha avuto la forza di affermarsi nel cuore delle persone essendo semplicemente sé stesso, dall’inizio alla fine. E questa è stata la sua più grande forza. E adesso? ‘Dimmi che era un sogno e ci stiamo svegliando’, cantavano i Pooh -e successivamente i Gemelli Diversi- in una bellissima canzone.
Senza Maradona non sarà la stessa cosa
Le lacrime di Napoli e dell’Argentina fanno da sfondo a uno scenario incredibile: dal mondo del calcio sono arrivati messaggi di dolore di ogni club e calciatore esistente. Ognuno di loro ha raccontato il suo personale aneddoto con Maradona, postando foto e ricordando i vecchi tempi. Ha vissuto 10 vite, come il numero che portava sulle spalle. Una di queste vite a Cuba, dove Fidel Castro lo aiutò a disintossicarsi grazie agli straordinari medici cubani. Maradona è morto proprio il giorno in cui se n’è andato uno dei suoi più grandi Amici. Di quelli veri, che non ti abbandonano nel momento del bisogno. Di quelli che quando sei più solo cercano di aiutarti o, se proprio non ci riescono, condividono il tuo dolore con te. C’è un prima e un dopo Maradona nel calcio e nella vita. Tutti ricorderanno dove, con chi erano e cosa stavano facendo il 25 novembre 2020. E il pensiero successivo sarà: “Un Maradona, c’è solo un Maradona“.
Nico Bastone
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