Il signor Diego indossa uno strano zainetto in cui dice «conserva qualche ricordo di questo ritorno a casa ». Eppure, anche così, in formato scolaretto Diego Maradona è un campione terrificante. È nella hall dell’hotel Romeo, in attesa di alcuni amici arabi per partire alla volta di Fiumicino. Con la mano sinistra raccoglie un pallone colorato leggerissimo, quasi un giocattolo da spiaggia che uno dello staff dell’albergo gli porge per farselo autografare. Lo piazza su uno spicchio di tappeto, poi lo guarda come per fargli del male, infine cambia idea e lo accarezza con qualche palleggio. Si ameranno sempre,Maradona e Napoli.
Maradona, tra poco più di un mese saranno 30 anni esatti dal suo arrivo a Napoli: era il 5 luglio del 1984.
«È un ricordo incancellabile della mia vita la prima volta che ho messo piede al San Paolo. Lasciai Barcellona convinto di fare la cosa giusta.E l’entusiasmo di quel pomeriggio per me è rimasto intatto anche se è passato tutto questo tempo».
Lei come se lo spiega?
«Io ho non ho solo seminato gol e avversari in sette anni di Napoli ma anche tanto amore. E ora io raccolgo tutto questo amore. Io mi sento napoletano, anzi io sono un napoletano che ogni volta che torna viene travolto dalla passione della propria gente».
Sul lungomare anche tanti bambini che non l’hanno mai potuta vedere giocare È una cosa incredibile. Ragazzini di sette, otto anni in fila per farsi fotografare con me.
«Ma che ne sai tu di Maradona?”gli ho chiesto. E loro dicevano che ero un mito, che gli davo energia».
C’è anche la soddisfazione di poter rimettere piede in Italia senza l’assillo dei sequestri da parte del fisco?
«La cosa più importante è proprio questa:posso tornare a casa mia tutte le volte che voglio.Controdime, ormai è chiaro sono state messe su accuse fasulle. Non sono mai stato un evasore, non c’è mai stata una sentenza di un giudice italiano contro Maradona, non ho mai subito una condanna da parte di un tribunale. Il mio nemico è stato sempre e solo la burocrazia cieca, sorda e insensibile. Ora le istituzioni abbiano il coraggio di far vincere la trasparenza e di cancellare le cattiverie. Renzi che ha promesso un fisco umano può salvare gli italiani da questa burocrazia che non fa ripartire il vostro Paese».
Gli italiani, secondo lei, hanno capito che Maradona non è un evasore?
«Grazie al mio avvocato, che ha la testa più dura, sì. Io sfido chiunque a dimostrarmi che sarei un evasore davanti alle carte e ai documenti non per luoghi comuni o strumentalizzazioni contro Napoli».
Oltre che avvocati e giudici, prima o poi a Napoli le toccherà incontrare Higuain?
«Non voglio più andare in tribunale,guardare carte ma andare per la strada e sui campi verdi. E voglio salutare il Pipita. Lui non deve solo vincere lo scudetto con il Napoli ma con i suoi gol contribuire a far vincere il Mondiale alla mia Argentina. Nel 2010 l’ho voluto io in Sudafrica, ho puntato forte sulle sue doti di bomber. L’hovisto crescere, diventare un campione. Quando è informa fa la differenza. Può diventare l’uomo squadra del Napoli».
Può trascinare il Napoli verso la conquista del titolo?
«Non basta. Manca ancora qualcosa. De Laurentiis deve fare qualche altro ritocco sul mercato».
Come prosegue il progetto di diventare ambasciatore del Napoli nel mondo?
«Ma io sono già l’ambasciatore del Napoli e di Napoli. Il Comune, la Regione, la Camera di commercio mi hanno proposto di diventare il testimonial della passione sportiva e del turismo partenopeo nel mondo: vedremo quello che si può fare. Intanto è stato un orgoglio per me essere stato testimonial di Dubai e dell’Italia sportiva per questo evento dei mondiali off shore».
In questi due giorni tutti si aspettavano una sua visita al tifoso napoletano ricoverato al Gemelli. Perché non ci è andato? «Ciro non ha bisogno di bagarre intorno a lui, non ha bisogno di uno show o di telecamere puntate addosso a me, ma di preghiere ed energie positive. Andrò appena si riprenderà e questo spero avvenga presto. Però questo evento mi ha scosso: questo non è calcio. Ho in mente una sorpresa per Ciro che gli darò quando guarirà. Intanto gli ho mandato una maglietta in cui ho scritto”con tutto il cuore” (l’avvocato Pisani ha girato la foto al fratello, ndr) e il libro di Stefano Ceci:”Maradona, il sogno di un bambino ”perché lui possa tornare presto a sognare”.
Fonte: Il Mattino
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