Che sgarbo al povero Michel Platini. La regia del Globe Soccer Awards a Dubai decide di celebrare «il calciatore del secolo» ripescando la storica punizione calciata il 3 novembre 1985, un trancio di pura genialità. La firma a quella vittoria del Napoli sulla Juventus è di Diego Armando Maradona. E dall’altra parte il numero dieci bianconero era proprio l’attuale presidente dell’Uefa, presente sul palco della premiazione. «Arrivare in una squadra come il Napoli e vincere era difficile, prima che arrivassi io lottava solo per la retrocessione. Le partite con Juve, Inter e il Milan erano quelle più importanti, quelle che il napoletano voleva vincere. Poi non gli interessava più niente».
Maradona parla del Napoli e di Cavani: «Bisogna lasciarlo in pace, non rovinategli la vita paragonandolo sempre a me». Diego è pessimista sullo scudetto: «Difficile tornare a vincere subito, la Juve sembra la più forte. Ma io resto tifoso degli azzurri e dico: non paragonate questa squadra alla mia perché quella era una squadra di uomini veri. A questa sembra sempre che manchi qualcosa». Promuove Mazzarri: «Mi piace, De Laurentiis deve tenerlo: con lui il Napoli ha personalità. Un mio ritorno? Il mio sogno è allenare gli azzurri, ma non posso per colpa del fisco».
Sul palco di Dubai incrocia José Mourinho. Due Special One. Il tecnico del Real riconosce: «È lui il calcio, non io. Perché un calciatore ha una fama e un peso che un tecnico non avrà mai». E intanto Platini rassicura il Napoli: «I problemi con la giustizia italiana non riguardano la Uefa».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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