E’ la somma che fa il totale: e ora siamo a 40 milioni e duemila euro, una marea di soldi, un’onda anomala che agita il sonno di Diego Armando Maradona. Il debito cresce e la speranza di rivederlo in Italia svanisce: stavolta, ad “aggravare” la situazione (ma cosa volete che siano duemila euro, rispetto a quell’enormità di danaro precedente?) è la decisione della Commissione Tributaria provinciale di Napoli, che ha respinto – ritenendo inammissibile – un ricorso presentato dal Pibe de Oro, condannato a sua volta a pagare il rimborso delle spese sia all’Agenzia delle Entrate che ad Equitalia, mille euro «a testa» .
MONEY STORY – I fatti sono noti e persino antichi, risalgono “appena” a diciannove anni fa, ma viaggiano in continuo (?) aggiornamento. La storia del secolo scorso in realtà resta attualissima e gli avvocati di Diego Maradona hanno tentato con un dribbling, evidentemente differente da quelli d’un fenomeno calcistico senza eguali, a ricorrere. Controffensiva dei giudici tributari, con argomentazioni e motivazioni precise: per cominciare, viene spiegato che è impossibile pronunciarsi ancora su questioni per le quali c’erano sentenze precedenti; e poi, nel testo, il collegio giudicante ritiene che non possa essere impugnato il rifiuto tacito ad un’istanza di annullamento in autotutela, in quanto – come riporta una sentenza della Cassazione – si tratta di un atto di natura eminentemente discrezionale esercitabile esclusivamente per obiettivi di interesse pubblico. A seguire: la cartella oggetto dell’impugnativa era già stata impugnata, discussa e rigettata.
TEORIE – Il match va avanti a colpi di dichiarazioni: venerdì scorso, si diffonde la notizia che Maradona non abbia più pendenze, che possa rientrare liberamente in Italia. Il valzer via etere viene chiuso da un comunicato dell’Agenzia delle Entrate: il debito resta. Dall’Agenzia si aggiunge che si potrebbero «avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela della propria immagine per la reiterata diffusione di inesatte da parte dei legali dell’ex calciatore» . Ma l’avvocato Angelo Pisani da quell’orecchio non ci sente e ieri ha riaperto lo scontro: «Chi ha perso il ricorso non è stato Maradona ma l’Agenzia delle Entrate. La sentenza depositata l’1 febbraio è stata scritta ad arte per far sembrare che avessimo perso. La verità è che il ricorso delle Entrate è stato rigettato ed è stata confermata la sentenza della giustizia tributaria del ’94 che affermò che gli accertamenti fiscali nei confronti del Napoli e dei suoi calciatori al centro del contenzioso erano nulli. Insomma, Maradona è stato assolto in sede fiscale anche se è andato avanti l’accertamento per il recupero delle presunte somme» . 40 milioni e duemila euro….
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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