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Maradona e il Fisco: “In Italia da uomo libero, la politica risolva il mio caso”

Nel video elettorale del Pd – leit motiv “all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile” – ci è finito insieme ad una compagnia trasversale e improbabile, che spazia dal piccolo Forrest Gump al maestro Yoda, passando per Fantozzi-ragionier-Ugo che, pur senza seguire le vie della Forza , riesce a trionfare al tavolo di biliardo. C’è finito, Diego Armando Maradona, per quei secondi leggendari che scandirono e scandiscono ancora oggi la sua fuga mitica contro l’Inghilterra, il gol del XX secolo.
E se la politica italiana si è ricordata di lui per scaldare il cuore degli elettori in vista delle Europee, il Pibe de Oro da Dubai ha scelto di seguire la stessa strada, un video di trenta secondi, per rivolgersi ai politici italiani affinché lo aiutino nella battaglia legale con l’Agenzia delle Entrate.

L’appello –
A più di due mesi dal suo ultimo viaggio in Italia, Maradona invita i politici a «guardare bene chi sta dietro tutto questo, perché io voglio andare in Italia come un signore che non ha rubato niente a nessuno, nemmeno agli italiani, che mi hanno dato tantissimo» . Parole che arrivano a pochi giorni di distanza dal round vinto dall’ex stella del Napoli davanti al Tar della Campania che gli ha riconosciuto il diritto di accedere alle cartelle esattoriali di Equitalia.

Le tappe –
Tutto nasce da un accertamento fiscale del 1991 notificato al vecchio Napoli per le imposte relative ai diritti di immagine di Maradona, Alemao e Careca. Il Napoli, negli anni, chiarì la propria posizione, chiudendo la vicenda con un condono tombale nel 2003. Nel frattempo a Maradona, che ormai vive in Argentina, vengono notificate a Soccavo (vecchio quartier generale del Napoli) nuove cartelle esattoriali: con la mora si arriva a 40 milioni.
L’avvocato Angelo Pisani, legale di Maradona, fonda la sua battaglia su due punti: primo, gli accertamenti all’epoca chiarirono che non ci furono redditi extra non dichiarati; secondo, l’Irpef per gli stipendi percepiti in Italia era a carico del Napoli, datore di lavoro, e il Napoli a suo tempo ha già chiuso la questione. «L’obbligazione – spiega Pisani – che l’agenzia pretende due volte, dal datore di lavoro e dal lavoratore, cioè Maradona, è di fatto unica, perché ha ad oggetto solo l’Irpef sui redditi da lavoro dipendente, mai dovuta da nessuno» .

Fonte: Corriere dello Sport

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