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Maradona e il fisco: “Se avessi giocato con la Juve o il Milan non ci sarebbe stato tutto questo accanimento …”

Il centro di Roma, tra Piazza Venezia, il Quirinale e Trinità dei Monti, è completamente in subbuglio. E la delicatissima fase attraversata dal Governo italiano c’entra fino a un certo punto. Succede così quando in giro c’è un personaggio del calibro di Diego Armando Maradona: il Dio del pallone, la storia del calcio. Stavolta, però, si parla soprattutto di Fisco e del contenzioso di circa 40 milioni di euro di tasse che non sarebbero state pagate (6 milioni per la presunta evasione e 34 di interessi maturati negli anni).

PALLONE  – Tutto risale agli anni d’oro di Napoli: «Ma io giocavo solo a pallone  – racconta Maradona dalla sede romana del Parlamento Europeo – dei contratti si occupavano il presidente Ferlainoe i miei agenti, allora il mio procuratore era Coppola. Ora certa gente gira libera mentre quando per l’Italia passo io mi sequestrano orologi e orecchini. Non sono un evasore, sono una persona onesta e vorrei tornare liberamente senza essere perseguitato. Non ho nulla da nascondere e non ho quella cifra. Non l’ho nemmeno guadagnata…» .

TEMPI  – Maradona ha deciso di rivolgersi agli organi europei per dirimere definitivamente la questione. Ha l’appoggio totale del parlamentare comunitario Enzo Rivellini. Che alla fine saluta il Pibe dal lato del van che trasporta la comitiva: «Tranquillo Diego  – dice stringendogli calorosamente la mano – vinciamo noi, potrai tornare quando e come vuoi, sarai un cittadino libero» . Ecco la tesi di Ravellini: «Come dice l’Europa, il contribuente non è suddito ma cittadino con diritti. I calciatori non sono tutti uguali e Maradona ne è l’esempio, ma i cittadini sì, loro sono tutti uguali. Tra sei settimane Diego verrà a Bruxelles a ritirare la risposta a due interrogazioni e all’esposto presentato al mediatore europeo. Maradona ha cambiato il calcio, ora cambierà il Fisco italiano con la sua battaglia» .

LEGALE  – Il discorso è supportato da Angelo Pisani, uno dei legali di Maradona: «Le tasse vanno pagate ma il fisco deve rispettare i cittadini. Non c’è mai stata la presunta evasione fiscale tanto è vero che i giudici penali hanno escluso dal 1992 qualsiasi violazione. C’è inoltre una sentenza della Commissione Regionale Tributaria della Campania del 1992 che assolve Ferlaino, Careca, Alemao e si estende anche a Maradona. Diego è disposto a versare il 50% della presunta evasione, sei milioni di euro, per l’errore processuale, ma devono provarcelo. Deve essere chiarito dall’Agenzia delle Entrate che si tratta solo di un errore processuale e non che Maradona è un evasore fiscale. Con Diego se ne vuole punire uno per educarne cento…» .

NAPOLI  – Riecco Maradona. Ma questa storia può bloccare in qualche maniera la possibilità di collaborare, un giorno, ancora con il Napoli? Ambasciatore azzurro per il mondo, magari allenatore. «Prima devo risolvere questo problema… Ma sinceramente non cerco lavoro  – dice Diego – voglio giustizia e so che un giorno arriverà. Vorrei essere libero di andare a Napoli a vedere le partite, incontrare gli amici. Un tavolo con il fisco? Se ne parlerà, se si deve pagare o non si deve pagare. Coloro che non vogliono fare un tavolo sono quelli che abbiamo contro… Se mi chiamano prendo l’aereo e vengo a parlare ». Sarebbe successo se Maradona avesse giocato con Juve o a Milano: «Non lo so, ma sono contento di non aver giocato al Nord…» . Infine il pallone dei giorni nostri: «Scudetto a Napoli? Bisogna fare ancora un piccolo sforzo e allungare la rosa, oggi la Juve è imprendibile. Ma al progetto di Benitez credo tanto, lui è un grandissimo tecnico. A Liverpool, quando andai a vedere Mascherano, ci parlai per 5 o 6 ore e scoprii un ottimo allenatore» .

Fonte: Corriere dello Sport

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