Una festa. Un felice ritrovarsi venticinque anni dopo quella mitica notte tricolore. Ma senza voglie di nostalgie né di patetici ricordi. E c’è riuscito Beppe Bruscolotti (che ieri ha ricevuto dal Napoli una maglia-ricordo dello scudetto) che ha raccolto attorno a sé molti dei protagonisti di quel fantastico successo che fu il primo scudetto della storia azzurra. 10 maggio 1987: sembra ieri e invece è già una vita fa. 10 maggio 1987, si chiama così – e non poteva essere altrimenti – il ristorante, in cima alla collina di Posillipo, dell’antico capitano, impeccabile padrone di casa assieme a Mary, sua moglie, capitana delle ladies azzurre di quel tempo. Volpecina, Caffarelli, Muro, Carannante, Filardi, Di Fusco: ci sono tutti, o quasi, gli scugnizzi di quello scudetto. Gli altri – Ciro Ferrara, Ciccio Romano, Nando De Napoli e ancora: Garella, Ferrario, Renica, Carnevale, Bigliardi, Sola, Celestini, Puzone – sono qui col cuore o con due righe per sentirsi protagonisti un’altra volta. Anche chi magari quell’anno in campo non c’è andato mai. Avevano detto sì anche Giordano e Bagni in verità, ma all’ultimo momento, deludendo tutti, non sono “scesi in campo” . C’è, invece, Salvatore Carmando. Le “mani d’oro” del Napoli. Il massaggiatore custode di mille segreti che ancora tiene sotto chiave. Due righe sono arrivate invece da Dubai. «Sono con te. Sono con voi. Di’ a tutti che ho sempre Napoli nel cuore e che quel primo scudetto in maglia azzurra è tra i ricordi più cari della mia vita e della mia carriera. Un abbraccio, Diego» . Diego Maradona, il più grande d’ogni tempo e d’ogni luogo, al quale proprio Beppe Bruscolotti spontaneamente cedette i gradi di comandante della squadra che aveva in panchina Ottavio Bianchi, tecnico eccellente, uomo serio, il più napoletano dei bresciani.
EMOZIONI – Appuntamento azzurro, dunque. Perché in una città dalla memoria corta, sarebbe stato un oltraggio ai sentimenti popolari far passare inosservata questa data. Festa azzurra. Come i tagliolini azzurri serviti dallo chef di casa Bruscolotti. E festa tricolore. Come la grande torta a forma di scudetto firmata Sirica, da sempre maestro pasticciere dei trionfi della squadra. «Ringrazio tutti. Per me – racconta non senza un velo d’emozione Beppe – è una soddisfazione ritrovare, nel segno di quella vittoria, tanti vecchi compagni e vecchi amici. Un amarcord? Certo, anche un amarcord, ma con la voglia di non fermarci a quel che è stato. Mi piace pensare, infatti, che stiamo rifesteggiando quello scudetto in attesa di brindare presto a un altro tricolore» , dice, mentre partono le note di quello che fu l’inno “non ufficiale” di quella stagione: “I ragazzi della curva B” , voce e sentimenti azzurri di Nino D’Angelo, il quale, tifoso com’è, non poteva proprio mancare a questa festa. Come, ovviamente, il presidente di quella prima, storica vittoria: Corrado Ferlaino, forse più commosso adesso che nell’ottantasette. «Ricordo tutto di quel campionato. Ogni gol, ogni giocata. La svolta fu a Torino: battemmo la Juventus e capii che quello era l’anno giusto. Che emozione. Girai sino all’alba in una Napoli in festa. Certo, tre anni dopo vincemmo un’altra volta lo scudetto, ma il primo, quello dell’87 fu tutta un’altra cosa» .
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