Premiare chi nel suo paese, l’Argentina, ha lottato contro la feroce dittatura di Videla, che ha fatto migliaia di morti, spesso mai riconosciuti, perchè i corpi di chi fu torturato e ammazzato non furono mai trovati. Si chiamano “desaparecidos”, ce ne sono migliaia in ogni paese che ha subito uan forte dittatura. Una dittatura che infangò anche i mondiali d’Argentina del ’78, dove vinse guarda caso proprio il paese ospitante, che in pratica si “comprò” il titolo. A pochi metri da alcuni stadi c’erano dei veri e proprio campi di concentramento, in stile nazista, dove si perpetravano le più dure violenze. A pochi passi si applaudivano le gesta dei grandi campioni di calcio, l’Olanda di Crujiff (non vinsero i mondiali perchè la squadra si rifiutò di stringere la mano a Videla), l’Argentina di un giovanissimo Maradona e del bomber Kempes, l’Italia di Rossi e anche Zaccarelli. Ma il tripudio calcistico nascondeva le urla di chi veniva toturato, narcotizzato ed infine spedito su uno degli aerei della “morte” che gettavano i corpi di questi cosiddetti “eversivi” nel Mar del Plata dove i caimani se li inghiottivano (non è un racconto horror, ma la realtà dei fatti).
Molti di questi ragazzi, per la maggioranza giovanissimi, erano di origini italiana. Questa triste storia salì agli onori della cronaca grazie alle Madri e Nonne di Plaza de Mayo che ogni giovedì scendevano in questa piazza che si trova di fronte alla Casa Rosada, il palazzo del Governo, per manifestare in silenzio contro questi omidici di gente che ufficiamente era solo scomparsa. Avevano un fazzoletto bianco attorno alla testa e la foto del figlio o parente scomparso per protestare contro la dittatura che, come tante di quelle latinoamericane, in particolare quella cilena, sono sulla coscienza dei governi americani
Ora Maradona si è fatto portatore della richieata di dare questo ambito premio alle Abuelas de Plaza de Mayo. Queste nonne che hanno tutte ormai oltre la settantina e sono riuscite a ritrovare già 102 nipoti, sottratti con la violenza alle madri che li partorirono in “cattività”, ovvero dentro a questi campi di concentramento. Bambini che sono stati adottati direttamente dai carcerieri dei loro genitori naturali. Crediamo che la scelta di Maradona sia da accompagnare con un grande applauso, per lui e per queste nonne coraggiose. Il calcio può essere portatore di grandi messaggi e questo lo è. In particolare chi scrive ce l’ha molto a cuore, perchè prima di occuparsi di calcio ha seguito tantr storie dei desaparecidos argentini e cileni, avendo avuto anche l’opportunità di conoscere alcune di queste nonne e madri quando vennero a Torino. Le buone cause non devono mai passare inosservate. Perchè soprattutto certe cose non succedano più. Nunca mas è il motto di queste madri e nonne che dobbiamo sentire tutti un po’ nostre.
LA REDAZIONE
Fonte: Torinogranata.it
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