Adios Dubai. Gli è fatale ancora, al povero Pibe, il mese di luglio. Due anni fa, più o meno di questi tempi, l’esonero dalla panchina più bella, quella dell’Argentina, dopo lo 0-4 con cui era stato seppellito dalla Germania nei mondiali sudafricani. Ora Diego Maradona si ritrova senza squadra (ma non senza stipendio, perché gli emiri dovranno garantirgli fino all’ultimo dei petroldollari promessi). Adios Emirati, suo malgrado. Adios Dubai e lo stadio con gli spogliatoi in marmo e la sala per le preghiere: Maradona è stato esonerato dall’Al Wasl. Quella che era una crisi si è trasformata in un divorzio: «Il Consiglio di Amministrazione ha decisione nella riunione odierna di rinunciare al lavoro dello staff tecnico diretto dall’allenatore argentino Diego Armando Maradona», le parole sul profilo twitter dell’Al Wasl. Un fulmine (quasi) a ciel sereno. Meno di un mese fa Diego Armando Maradona aveva superato brillantamente i primi attriti con il club (in 44 partite ne ha vinte 21 e perse 18). «Gode di totale autorità», le parole di Mohammad Ahmad bin Fahad, direttore esecutivo della società. Poi arriva l’allontanamento dalla commissione direttiva di Marwan bin Bayat, l’uomo che aveva voluto Maradona nel 2011. Il preludio.
Finisce così l’avventura di Maradona sulla panchina dell’Al Wasl durata meno di un anno. La società araba lo mette alla porta. Maradona non era riuscito a garantire il salto di qualità tanto atteso dall’Al Wasl. Un ottavo posto in campionato con ben dieci partite perse su 22 giocate, una semifinale in Emirates Cup e una finale persa in Coppa dei Campioni del Golfo. Senza dimenticarsi di qualche polemica di troppo come quella che nel dicembre scorso gli era costata tre giornate di squalifica (battibecco con il collega dell’Al Ain Cosmin Olaroiu) e la rissa sugli spalti con il tifoso dell’Al Shabab che avevano insultato la sua Veronica: «Se te la prendi con la mia donna ti vengo a cercare anche in una moschea». Un altro flop del Maradona allenatore: dopo le dimissioni dal Textil Mandiyu (1995) e dal Racing Club di Avellaneda (1996) e il dolorosissimo addio alla panchina della nazionale argentina. Ora anche gli Emirati Arabi si sono rivelati un fallimento. Ma anche un grande cuore. Come quando ha premiato di tasca propria con 5.000 dirham (1.360 dollari) a testa i giocatori del suo Al Wasl per la vittoria ottenuta l’Emirates Team.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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