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Mancini: “Napoli tra le big d’Europa, Benitez farà bene. Cavani piaceva al City, ora non saprei”

Dzeko in Italia potrebbe segnare dai 20 ai 30 gol in una stagione ...

Medjugorje, Bosnia ed Erzegovina. Il centro di gravità permanente dello spirito, la terra promessa di una religiosità che gli ha cambiato la vita.
Roberto Mancini e la fede. Un percorso accidentato. Ma solo nei tempi, un po’ più lunghi di quanto forse avrebbe voluto. La scoperta di Medjugorje già da giocatore. Inizi anni ottanta. Col padre sprituale della Sampdoria che gli indicava la strada, allora però anche geograficamente tortuosa. Poi la rivelazione, un sogno, quasi una visione e la preghiera ad accompagnarlo nei momenti più importanti, anche quelli da allenatore. Il primo pellegrinaggio a Medjugorje nell’anno della vittoria in Premier col City. Quando la serenità dell’uomo Mancini s’è estesa alla panchina.
Un quarto d’ora al telefono con l’amico Paolo Brosio per raccontare la sua esperienza di vita, l’intimità di chi è oltre l’apparenza, di chi sta al di là dei titoloni, del mercato e di un pallone che rotola con traiettorie qualche volta imprevedibili. E un esonero ti sorprende, ti delude. Perchè già pensavi alla prossima stagione, ai rinforzi giusti, a Edinson Cavani centravanti.  Roberto Mancini dal mare della Sardegna a quello di Capri la prossima settimana per il “Gran Galà del cuore”. Sole, relax e preghiere. Aspettando una panchina. Parlando di calcio. 

Roberto Mancini in vacanza. Le bellezze e il calore della Sardegna per togliersi di dosso un po’ dell’umido di Manchester: nelle ossa, forse anche nella mente…
«Un po’ di riposo ci voleva. Staccare, rigenera».

Prenderà mica anche lei un anno sabbatico?
«Non credo proprio. Aspetto qualche buona opportunità. Vediamo un po’ cosa succede nelle prossime settimane e poi deciderò. Spero comunque di ricominciare presto. Voglio allenare».

Dove?
«Dove ci sia un progetto che mi dia stimoli, dove ci siano programmi che mi possano permettere di vincere. Non importa se in Inghilterra, Francia o Italia, o anche una Nazionale. Per ora ci sono state tante parole, ma nulla di concreto».

Obiettivo mondiali, allora.
«Sì, potrebbe starci anche questa possibilità. Allenare una Nazionale è un’ipotesi: non escludo niente. Il calcio è strano, d’improvviso si aprono scenari che neanche immaginavi un attimo prima. Andare in Brasile da Ct potrebbe intrigarmi, certo».

Poteva andarci con la Russia: storia di qualche tempo fa. Col Napoli invece ci sono stati contatti?
«No, non c’è stato nulla».

De Laurentiis ha puntato su Benitez…
«E ha fatto bene. Rafa è un grande allenatore. Ha esperienza, ha vinto quasi sempre. Napoli è una città particolare. Eppure sono certo che potrà fare benissimo».

Benitez per vincere. Ancor più dovesse restare quel Cavani che Mancini sognava al City…
«Quando stavo lì ci interessava molto, è vero. E’ un centravanti che volevamo. Adesso però non conosco più le loro strategie».

Tutti vogliono Cavani. Mancini che idea s’è fatto…
«Non so, è difficile esprimersi. Solo lui sa quel che intende fare. Una certezza però ce l’ho: negli ultimi anni, Napoli è tra le più grandi società d’Italia e d’Europa. Se Cavani resta può avere l’opportunità di vincere le scudetto. E farlo a Napoli sarebbe qualcosa di unico».

Come fu per Lei alla Sampdoria.
«Proprio così. Vincere in certe città è diverso. Potrebbe dargli qualcosa in più. Decide lui, comunque».

Dzeko possibile sostituto di Cavani…
«Dzeko è un grandissimo attaccante, sono certo del suo valore. Sì, può essere lui il centravanti giusto».

Eredità, eventualmente, pesante.
«Ma Dzeko in Italia può fare dai venti ai trenta gol. Sarebbe un gran colpo».

Al City, con Mancini, anche Balotelli: un figlioccio più che un giocatore e basta.
«Amo Mario come persona. E’ un ragazzo e un attaccante straordinario. Ha qualità incredibili».

Talento puro con qualche bizzarria.
«Basta parlare di Mario e di come si comporta, in campo e fuori. Lui deve solo stare sereno e pensare a giocare. Lasciamolo lavorare tranquillo».

Lavorare, ne avrà bisogno anche Mazzarri: rilanciare l’Inter è la sua missione…
«L’Inter è una squadra particolare, forte e con una grande storia alle spalle. Non è un posto facile dove allenare. Ma credo che Mazzarri abbia tutte le qualità e l’esperienza per poter riportare l’Inter in alto. Non ho dubbi”

Fonte: corriere dello sport

La redazione
F.G.

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