Senza fine la “querelle” tra il Manchester City, avversario del Napoli nel gruppo A di Champions League e l’attaccante Carlos Tevez. La PFA, l’Associazione Calcio Professionistico , ha infatti sconfessato il club inglese, costringendolo a dimezzare la multa inflitta all’attaccante argentino, che si era rifiutato di obbedire a Mancini durante la gara a Monaco di Baviera. Appare comunque improbabile che Tevez possa ancora giocare per il City. Ecco l’articolo, in traduzione integrale, per Iamnaples.it:
Doppio smacco per il Manchester City ieri sera per essere stato costretto a dimezzare la multa comminata a Carlos Tevez, e a permettergli di giocare ancora con il club, se non verrà ceduto a gennaio. La dichiarazione inaspettata da parte dell’amministratore delegato della PF, Gordon Taylor, secondo la quale Tevez non era colpevole di essersi rifiutato di giocare contro il Bayern Monaco il mese scorso e che la multa per 4 settimane di stipendio era eccessiva, ha fatto infuriare il City, che aveva forzatamente chiesto alla PFA di acconsentire ad una multa al giocatore per più di due settimane di stipendio.
Le consultazioni del club con Taylor sono iniziate il giorno seguente alla partita contro il Bayern ed hanno lasciato il City con la chiara impressione che la PFA fosse d’accordo che un ampliamento della multa-standard di due settimane, avendo richiesto approvazione, fosse appropriata in quel caso. Ma Taylor ha attuato un comportamento che il club ha stigmatizzato come un voltafaccia – il risultato di “un chiaro confitto d’interessi” da parte del 66enne dirigente – queste le parole del City ieri sera – ed ora conclude che le accuse della società del City circa un rifiuto di giocare appaiano infondate e la multa irragionevole. Senza possibilità alcuna di confutare la decisione della PFA, il City ieri sera-, ha accettato malvolentieri di applicare la sanzione massima di due settimane, prevista per i contratti standard ai calciatori: 396 mila sterline, nel caso di Tevez. “Carlos Tevez è stato personalmente rappresentato dall’amministratore delegato della PFA, sulle quali considerazioni il Club è stato informato che la PFA ha preso le sue decisioni.” – questa la risposta indignata da parte del City. Taylor, che è stato il rappresentante della PFA per Tevez, all’udienza di venerdì scorso, può aver rincuorato la parte di Tevez alla decisione di inoltrare un’azione diffamatoria contro Roberto Mancini per aver dichiarato due volte a Monaco che l’argentino si era rifiutato di giocare.
Il tentativo del City di mantenerla linea dura contro Tevez è stato sabotato ulteriormente dalla legislazione della FIFA che ha affermato che il club deve pagare all’argentino il 10 per cento delle partite questa stagione, o di rischiare nel dargli il diritto di risolvere il contratto e lasciarlo andar via.
Il club ha indicato martedì sera, con i termini più forti possibile, che i proprietari di Abu Dhabi considerano una questione di principio che a Tevez non sia permesso di andar via per meno della cifra di 40 milioni di sterline di quest’estate, rendendo, così, improbabile un “saldo di gennaio”. Ma l’articolo 15 del Regolamento FIFA sullo Status e trasferimenti dei giocatori sancisce che l’attaccante ha titolo di terminare il suo contratto per “giusta causa sportiva” la prossima estate se per quel periodo sarà stato in campo per meno del dieci per cento del tempo totale di gioco del City. La parte di Tevez ha presente il caso di Goran Pandev, attaccante macedone mandato via dalla Lazio dal presidente Claudio Lotito, sulla base di un desiderio di lasciare il club. In un caso che ha delle analogie con quello di Carlos Tevez, Lotito rifiutò un’offerta di 13 milioni per Pandev da parte dello Zenit di S. Pietroburgo, dicendo che era troppo bassa e nell’arco di pochi mesi Pandev intentò causa per la rescissione del contratto. La Lega Calcio ordinò alla Lazio di lasciare andare il calciatore e di risarcirlo per stress emotivo per la somma di 170 mila euro.
Gli esperti britannici di diritto sportivo credono che Tevez abbia buone chances di invocare con successo l’articolo 15 in un caso che può anche arrivare al Tribunale Arbitrale dello Sport, se il City rifiuterà delle offerte inferiori a gennaio e lo terrà ai margini della squadra fino alla prossima estate. Il City ha rifiutato un’offerta di 18 milioni di sterline da parte del Corinthians “Tevez avrebbe avuto il diritto di invocare l’articolo 15” – così ha dichiarato ieri Daniel Grey, avvocato presso il Field Wisher Waterhouse. “Sarebbe l’ultima via per averla vinta sul City. Il Club non otterrebbe il diritto di trasferimento, il contratto sarebbe concluso e il giocatore potrebbe esser libero di firmare per qualsiasi altra società e ottenere un “signing bonus” (una somma di denaro garantita a un giocatore alla firma di un contratto, ndt)”.
Intanto è stata l’affermazione di Tevez a danneggiare maggiormente il City ieri sera. I tentativi del club di dimostrare che Tevez si era rifiutato di giocare, piuttosto che di riprendere il riscaldamento, una trasgressione ammessa dal giocatore, erano già stati indeboliti da un’apparente disparità tra il verdetto dell’udienza disciplinare, pubblicato sul sito del City martedì in serata e una lettera a Tevez che spiegava la sua condanna. Il sito citava un “obbligo a partecipare a qualsiasi incontro nel quale il giocatore fosse stato scelto a giocare per la squadra”, come uno delle cinque infrazioni contrattuali. La lettera inviata dal City ai legali del giocatore cita solo una mancata “ripresa del riscaldamento in vista dell’ingresso in campo.”
La PFA ha dichiarato che “Carlos Tevez non si è mai rifiutato di giocare per il club. Questo è stato accettato dal club stesso, dato che l’accusa contro Carlos fatta nell’udienza non era quella di essersi rifiutato di giocare. Pertanto la PFA considera che non ci sia giustificazione per un’ammenda diversa da quella prescritta, cioè due settimane di stipendio.”
Fonte: The Independent.co.uk
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La Redazione
Traduzione a cura di Maria Villani
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