C’è qualcuno che prima o poi dovrà spiegare come funzionano le multe del giudice sportivo. L’Atalanta, infatti, dovrà pagare un’ammenda di diecimila euro per cori di «discriminazione territoriale» verso un avversario (e per aver lanciato un fumogeno). Il coro a cui si riferisce il giudice sportivo è quello indirizzato al capitano Cannavaro, napoletano doc, nel corso della gara apostrofato come «terrone».
Fin qui, bene. Ma i 10 mila euro che dovrà pagare (giustamente) l’Atalanta fanno ancor di più stupore se si pensa che appena 9 giorni fa, per ben altri cori molto più offensivi rivolti al Napoli e alla sua tifoseria, quelli che invitavano il Vesuvio a «lavare tutta la città» erano stati giudicati e catalogati come «insultanti» e la Juventus, per questo, punita con un’ammenda di 7 mila euro.
A lasciar altrettanto perplessi un’altra decisione del giudice sportivo. Sembrava tutto chiuso con il cartellino giallo dell’arbitro Orsato. Invece non è così: Gianpaolo Tosel ha deciso di trasmettere al procuratore federale copia degli atti relativi alla lite tra Morgan De Sanctis e il raccattapalle dell’Atalanta. Il portiere del Napoli, secondo quanto riferito ai collaboratori della procura dal responsabile della sicurezza dell’Atalanta, «ha colpito con una manata, ovvero uno schiaffo, un raccattapalle, reo di aver ritardato la rimessa in giuoco del pallone». Orsato su richiesta del giudice sportivo ha precisato, in un supplemento del referto, di avere adottato tale provvedimento in quanto «in modo non regolamentare (brusco) De Sanctis strappava dalle mani di un raccattapalle il pallone per accelerare la ripresa di gioco». Molto probabile che non succede nulla, perché «il giallo» di Orsato di fatto fa sì che l’episodio sia stato già visto e giudicato dall’arbitro. E, di per sé, lascia perplessi la decisione di inviare gli atti alla procura federale da parte di Tosel per un episodio già sanzionato nel corso della gara. Non vale anche nella giustizia sportiva, il principio del «ne bis in idem»? De Sanctis, comunque, rischia al massimo una forte multa. Sia come sia, la figura del raccattapalle è ormai entrata nell’aneddotica della serie A. Il caso degli Azzurri d’Italia è solo l’ultimo della serie. Il secondo che vede protagonista Morgan: una volta, a Udine, rimproverò bruscamente un raccattapalle dell’Udinese, la sua squadra d’allora, per aver esultato al gol juventino di Trezeguet. In principio fu Domenico Citeroni, il 12 gennaio 1975. Si gioca Ascoli-Bologna, Savoldi supera il portiere avversario con un tocco morbido, la palla rotola verso la rete ma il raccattapalle Citeroni, appostato vicino alla porta dell’Ascoli, infila la punta del piede nella rete e respinge il pallone. L’arbitro crede che sia palo e non convalida il gol.
Niente a confronto dei calci che prese da Daniel Passarella un raccattapalle della Sampdoria che non rimetteva in campo la palla: si beccò sei giornate. Grandi polemiche a Napoli con Pagliuca protagonista: in un Napoli-Inter del 1997 Pagliuca apostrofò i raccattapalle chiamandoli «terroni».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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