Malagò ha citato il caso di Dani Alves del Barcellona, vittima di un gesto razzista che ha avuto ripercussioni sul web: «Non credo che lo stadio del Villareal sia migliore dell’Olimpico. Ma è istruttivo aver visto come il tifoso che ha lanciato la banana in campo al giocatore sia stato prima arrestato e poi interdetto a vita dalla stessa società a frequentare lo stadio».
IL MESSAGGIO. Il presidente del Coni mette in guardia da facili generalizzazioni: «Quanto accaduto sabato ci induce a una serie di riflessioni. Bisogna capire qual è il ruolo del Coni, delineare compiti e missione. Non voglio essere tirato per la giacchetta. Ma ritengo che esista un problema strutturale nel calcio che riguarda tutte le componenti a 360 gradi. Il Coni non si tira indietro. Vuole fare la sua parte, ma serve una rivisitazione del sistema che deve coinvolgere federazione, lega e forze dell’ordine nel loro insieme, cioè ministero degli Interni, Governo e Stato. Nei prossimi giorni mi incontrerò con Abete».
Per Malagò «serve una presa di posizione speciale». Ma non specifica quale: «Vanno certamente prese delle iniziative forti, ma prima ne devo parlare con Renzi e Alfano». E sulla possibilità di mettere al bando gli striscioni nello stadio, «esiste già un controllo per determinare quelli con connotazioni fuori norma ma evidentemente il sistema va perfezionato».
Particolarmente colpito dai fischi durante l’esecuzione dell’inno di Mameli: «Sono addolorato. Chiunque è libero di esprimersi e di non condividere certi valori, ma chi fischia l’inno nella finale di Coppa Italia fischia contro se stesso. Tutto questo non ha senso. Il che ci riporta all’antico concetto di mancanza di cultura sportiva nel nostro Paese. Perché questo avviene solo nel calcio? Ho assistito alla finale scudetto della pallavolo tra Perugia e Macerata, c’erano 5.000 tifosi delle due fazioni e tutti hanno cantato l’inno a squarciagola».
Gli incidenti di sabato e la polemica sulla presunta trattativa con gli ultrà napoletani hanno fatto il giro del mondo. «Ma non cambia nulla per Euro 2020: non c’è niente di peggio che darla vinta ai violenti…». Lo stadio Olimpico di Roma è candidato ad ospitare alcune delle partite dell’Europeo itinerante del 2020.
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