La notte è piccola, troppo piccolina: e in quel san Paolo incredulo, che conta le occasioni perdute, i punti sprecati, le chance dilapidate, ciò che resta d’una qualificazione in Champions a portata di Napoli è un’amarissima illusione.
L’Europa che conta sembra ormai spalancata, complice il Parma, grazie a Higuain: ma mentre intorno è aritmetica allo stato puro, favorito dallo scintillio d’una squadra che per 45′ si diverte, il Genoa riemerge, si tuffa nella partita, l’afferra e la tiene per sé: 1-1, con una punizione da applausi di Calaiò per compensare la prodezza del pipita, per lasciare che Napoli e Fiorentina si contendano il preliminare di Champions, lasciando alla Roma (sei punti sugli azzurri e una partita in meno) di concentrarsi sulla Juventus.
SPECCHIO – Specchio delle mie brame, ma chi è il più bello del reame, in quel fazzoletto di partita che sta mentendo, clamorosamente? Perché poi il calcio diviene favola o anche (per un po’) esercitazione di narcisismo, ma in Napoli-Genoa c’è l’eleganza della manovra, la ricercatezza della giocata, l’essenza d’una scuola di pensiero che Benitez prova a far affiorare attraverso il palleggio d’una mezz’ora d’applausi.
E Gasperini non cerca rifugio nelle coperture, va alla sfida frontale, a testa alta, provandoci pur con i limiti espressi da un gap indiscutibile ma affrontati attraverso l’organizzazione. Il divertimento è nell’aria, in quello spruzzata iniziale (3′: destro fuori d’un millimetro) d’Higuain; nella percussione laterale (5′) di Hamsik, sventata da Perin; nella vanità di Mertens (7′ e 12′) dai venti metri e basta e avanza per intuire che qualcosa sta per accadere.
IL PIACERE – Per gli occhi è esaltato (18′) in un mini-show allestito all’istante, in un “duetto” generato dalla verticalità d’un Napoli lasciatosi ispirare dalla lettura sontuosa di Hamsik e dall’intuizione di Higuain, che sfila alle spalle di De Maio e poi scucchiaia per l’1-0 su Perin. E’ un nuovo (as)saggio, non l’unico, perché il Genoa, per non sentirsi da meno va immediatamente vicino al pari (20′: il salvifico Fernandez sulla puntata di Konatè) e poi di fioretto (35′: da Sculli a Gilardino, la sponda per Antonelli che “entra” a sinistra, lo scialbo colpo di testa di Konatè sventato da Reina) esibendo quel che sa. Il calcio è gioia da vivere e il san Paolo viene “strapazzato” da tacco e controtacco che Higuain e Callejon offrono in sequenza rapidissima: divertitevi, gente.
BRACCIO DI FERRO – O strategia, fate voi: il Genoa sceglie il percorso “ambizioso“, 3-4-3 (quasi) puro e comunque non di facciata; poi che si abbassino gli esterni diviene meccanismo inevitabile. A Benitez va benissimo lo sviluppo centrale, nel dialogo concentrato tra un Mertens che pare una scheggia e un Higuain che fa il regista offensivo, tra Hamsik che scivola per sfuggire ad Antonini e uno Jorginho ch’è di governo, ancor prima che di lotta.
Però, al riposo, c’è più Napoli, molto di più, e Gasperini interviene: fuori Gilardino, dentro Fetfatzidis (a destra) con Konaté centrale un po’ sventato e incapace (al 3′) di capitalizzare quel destro che Albiol gli spedisce in angolo a botta quasi sicura.
RITMI – Più bassi, perché le fatiche s’avvertono e lo Swansea è di nuovo ormai sull’uscio del Napoli: Mertens a destra (per costringere Antonelli “basso“), Callejon a sinistra (per il frontale con Motta). La versione double-face pare meno accattivante, è affidata alle personalizzazioni (15′ Mertens-Ghoulam per il destro di Callejon murato) o anche alla meditazione ad oltranza, per rifiatare.
La stanchezza – mentale – del Napoli è palpabile e Gasperini va a metter pressione con Calaiò terminale (Konaté a destra, Sculli a sinistra, Fetfatzidis tra le linee): è 4-3-3 che tende al 4-2-4, è energia che Sculli (21′) spreca ad un palmo dal palo lontano di Reina. Ma il Genoa s’è preso il san Paolo, il Napoli l’ha perso e qualcosa si coglie in quell’atmosfera languida, che Gasperini arricchisce di verve e che Calaiò, da una trentina di metri (38′), immalinconisce con una punizione dolce, che vale l’1-1 però quasi senza gioia: le mani al cielo, quasi a volersi scusare, perché stavolta dura l’ex sed l’ex….Lo Swansea è prossimo, la (qualificazione in) Champions ancora di là da venire. Bacioni da Firenze.
Fonte: Corriere dello Sport
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