Il passo più breve, un metro appena, eppure sembra tantissimo, lontanissimo quando è da troppo che non giochi e i giorni filano via di corsa come terzini sulle fasce. L’infortunio, le cure, il recupero, l’ansia del tempo che passa e la voglia enorme di rientrare. Dalla panchina al campo, un passo davvero per chi gioca esterno, uno soltanto, un metro più in là di quelle poltroncine soffici e comunque scomode. Prima Mesto: rientrato. Adesso loro, gli altri due, guariti, smaniosi e ormai pronti. Christian Maggio e Juan Camilo Zuniga. Stesso ruolo, entrambi titolari sulla lavagnetta estiva. Uno a destra, l’altro a sinistra. Paralleli in campo, vicini in panchina. Questione di giorni. Ancora. Attimi di attesa. Rabbiosa, qualche volta. Zuniga freme. E scalcia, in tutti i sensi. Sei mesi e più fuori, un’eternità. Un tormento. Quel che è stato pure per Maggio. Due mesi esatti, però lunghissimi. L’ansia da mondiale peggio del male, arrivato improvviso, insospettabile. Un pneumotorace. Rischioso. Sembrava colpa di uno stop di petto violento, e invece, da accertamenti, solo cause naturali.
Usciti dal tunnel. L’estero più che l’esterno. Storie analoghe. Zuniga giocò all’Emirates, contro l’Arsenal, primo ottobre 2013. Aveva appena firmato il rinnovo. Cinque anni, ingaggio top, clausola per blindarlo e Juve, Inter e chissà se pure Barcellona rassegnate. La foto col sorriso postata su twitter dal presidente De Laurentiis, il ritratto della serenità. Breve. Quella notte di Champions è stata l’ultima in campo. Maledizione Coppe. Maggio partì per Oporto. Una fitta al petto il giorno prima: un segnale, certo. Però subdolo. Niente partita. Il dolore era forte, la preoccupazione diventò fortissima. In aereo, al ritorno, la percezione di qualcosa di serio. Notte in clinica e all’alba sotto i ferri. Spavento, paura e controlli ripetuti fino a che non è arrivata l’idoneità agonistica. Maggio e Zuniga, quelli ch’erano i titolari e di fatto saranno rinforzi. Guariti, disponibili e ora lì che si scaldano. Il rientro con la Samp più che fissato è sperato. I ct di Colombia e Italia osservano. Zuniga è certo di esserci ai mondiali; meno di arrivarci al top. Maggio ci crede. La concorrenza è però da battere sul campo. Giocando.
Prospettive. Due partite per fare un passo, dalla panchina alla fascia. Poi il Brasile, il sogno mondiale e il mercato. Zuniga l’esterno che piaceva a tutti prima del rinnovo. L’appeal resta, la volontà del Napoli pure: non si muove. Ma sai che rumors. Maggio ha invece un solo anno di contratto. Di rinnovo non si parla, di cessione se ne potrebbe forse parlare. Arriverà il tempo delle riflessioni. Società e giocatore, d’accordo. Valutando prospettive, volontà e gerarchie tecniche. Prima di tutto però il campo. Un passo. Dalla panchina alla fascia.
Fonte: corriere dello Sport
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